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Cuisine: Ricette Russia

Ricette Russia

Ricette tipiche Russe, curiosa all’interno della categoria Ricette Russia

troverai tante nuove ricette invitanti e curiose sicuramente ottimi spunti per nuove avventure culinarie

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Acciughe alla Russa

Disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
In un piatto fondo mettere l’aceto, 2 pizzichi di sale, frustare, aggiungere l’olio e continuare a frustare fino ad amalgamare bene la vinaigrette e tenere da parte.
Lavare le patate, metterle n una pentola piena di acqua bollente leggermente salata, lessarle, scolarle, lasciarle raffreddare, pelarle, tagliarle a rondelle, disporle, ordinatamente in un unico strato, su di un piatto di portata e tenere da parte.
In una pentola piena di acqua bollente leggermente salata, mettere le uova a rassodare per 9 minuti alla ripresa del bollore, ferle raffreddare sotto acqua corrente, sgusciarle, tritarle e tenere da parte.
Condire con la vinaigrette le rondelle di patate disposte sul piatto di portata, distribuire al centro del piatto, sulle patate, il caviale, disporre le acciughe intorno al caviale, mettere in torno le uova sode tritate.
Servire direttamente in tavola il piatto di portata preparato.

Nota
Le Acciughe alla Russa sono un antipasto gustoso e saporito ideale per un pranzo od una cena importante in famiglia o con amici.

Il caviale è un alimento che si ottiene attraverso la lavorazione e la salatura delle uova delle diverse specie di storione, cioè di pesci che appartengono alla famiglia Acipenseridae. Il caviale granulare ha una consistenza cremosa ed è formato da piccoli grani morbidi, di gusto delicato.
Prodotti analoghi al caviale si producono anche con uova di altri pesci, tra i più noti quello ottenuto da uova di salmone, spesso chiamato “caviale rosso” o ikura e da uova di lompo (Cyclopterus lumpus) e vengono artificialmente colorate di rosso o di nero. In questi casi il valore commerciale è inferiore e il prodotto ha indicazioni differenti a seconda del paese, spesso il nome caviale viene fatto precedere dalla specie di pesce in questione, anche se per caviale tecnicamente si intende quello di storione, mentre gli altri prodotti andrebbero più propriamente chiamati uova di pesce.
Le tre specie di Caviale sono prodotte dallo:
1) storione beluga (il corretto nome commerciale in lingua italiana è storione ladano) può raggiungere i nove metri di lunghezza per una tonnellata e mezzo di peso. Era presente, un tempo, anche nelle acque italiane; oggi è il più raro quindi anche il più costoso. Vive pure in mare aperto ed è l’unico storione che si nutre prevalentemente di pesce. Raggiunge la maturità femminile a circa 20 anni e può fornire anche 150 kg di caviale.
2) Ossietra (Osetra, Oscietra o Asetra), proveniente dallo storione russo Acipenser gueldenstaedtii, dallo storione persiano Acipenser persicus e dall’ Acipenser nudiventris (specie divenuta ormai rarissima). Sono storioni di media taglia e possono pesare 20–60 kg, dando un caviale dal gusto morbido e leggero aroma di nocciola, con una colorazione fra il marrone scuro e il nocciola. Da molti viene considerato il caviale più raffinato. Ha una granatura media. L’Ossietra reale (spesso scritto anche Oscietra reale) può arrivare ai 200 kg, con uova grosse di colore marrone dorato. Si contraddistingue per l’etichetta di colore giallo. Lo storione siberiano Acipenser baerii produce un caviale spesso confondibile con l’Ossietra e talvolta fraudolentemente etichettato come tale.
3) Sevruga, proveniente da Acipenser stellatus (il nome commerciale in lingua italiana è storione stellato), uno storione di piccole dimensioni che arriva fino a 25 kg di peso e supera raramente il metro e cinquanta di lunghezza. È quindi caratterizzato da uova più piccole (2 mm circa di diametro), colore dal grigio chiaro al grigio antracite, aromatico. Si contraddistingue per l’etichetta di colore rosso o arancio.
In generale più chiaro è il colore delle uova e maggiore sarà il prezzo di vendita. I gradi sono: 0 (colore più scuro), 00 (tono medio), 000 (tono chiaro) e i più costosi sono spesso chiamati “royal caviar” o “imperial caviar”. Oggi il sistema di classificazione utilizzato in acquacoltura tende ad essere diverso. Il grado di maturazione viene controllato strettamente, mentre diventa più importante considerare altri parametri qualitativi quali sapore e consistenza. Il più costoso in assoluto è il rarissimo Almas, altrimenti detto caviale bianco, che viene confezionato in scatole d’oro a 24 carati: può costare 24.000 euro al chilogrammo ed è caratterizzato da un colore straordinariamente chiaro, estremamente raro in Natura. Oggi caviale con colore simile viene ottenuto in allevamento da esemplari albini selezionati. Lo storione ladano (noto a livello internazionale come beluga) era abbondante nel fiume Po e la sua cattura per il consumo e la produzione di caviale è ben documentata nel Rinascimento.
Attualmente il caviale italiano è ottenuto esclusivamente da storioni allevati e da diversi anni un allevamento di Calvisano risulta essere il primo al mondo per produzione e vendita, il caviale italiano in genere è il più venduto e apprezzato del mondo.
Il caviale si apprezza in purezza, dato il pregio, il costo e il fine aroma; cucinare con il caviale è sconsigliabile e non permette di gustarlo appieno. Eventualmente può essere accostato, in piatti freddi o leggermente tiepidi, ad amidi dal sapore leggero quali quelli delle patate, del riso e della pasta: è celebre la preparazione di Gualtiero Marchesi con gli spaghetti. L’alimento, che un tempo raggiungeva il mercato senza la protezione della refrigerazione durante il trasporto, quindi caratterizzato da sapori più intensi, veniva spesso accompagnato da pane e burro, limone a spicchi o servito all’uso russo con bliny e panna acida o al cartoccio con una noce di burro o con uova alla coque. Altri modi di servire le qualità meno pregiate sono accompagnarle con cipolline fresche tritate o uova sode tritate.
Si serve mantenendolo ben freddo e, per questo scopo, si trovano contenitori appositi fatti in modo che la ciotola di servizio resti immersa in un letto di ghiaccio tritato. Per il contatto con il caviale vengono usati utensili e contenitori in osso, corno, madreperla, cristallo o vetro, evitando materiali metallici non rivestiti, l’unico utilizzabile è l’oro, che possano alterare il sapore e il colore del caviale; tradizionalmente si accompagna con Champagne o Vodka ben ghiacciata. Il caviale andrebbe consumato il giorno stesso nel quale il contenitore viene aperto; se questo non fosse possibile, si consiglia di ricoprirlo con pellicola posta direttamente sopra, in modo da evitare il più possibile il contatto con l’aria e di metterlo in frigo, immergendo il contenitore nel ghiaccio. Non si deve surgelare per non alterare la consistenza e l’integrità dei grani.

Kalouga

In un pentolino far sciogliere a bagnomaria il cioccolato a pezzi con il burro, a fiamma bassa.
Togliere il pentolino dal fuoco, aggiungere le uova intere 1 per volta ed amalgamare, mescolando.
Unire lo zucchero, mescolare, le mandorle, mescolare, la farina a pioggia poco per volta e mescolare fino ad ottenere un composto liscio e senza grumi.
Mettere l’impasto ottenuto in una tortiera con cerniera unta di burro, o in uno stampo per torte, livellare l’impasto con una spatola per dolci.
Infornare a forno caldo a 180° C per 40 minuti.
Sfornare la torta e far raffreddare e togliere la cerniera.

Funghi alla Russa

Funghi alla Russa
I Funghi alla Russa sono un contorno o un secondo piatto anche vegetariano, saporito ed appetitoso, ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici.

Per i funghi alla Russa disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.

Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina, le foglie di prezzemolo, tritarle e tenere da parte.

Pulire con carta assorbente da cucina, i funghi, affettarli grossolanamente, anche i gambi e tenere da parte.

Pulire, lavare, tritare finemente il finocchio e tenere da parte anche la barba verde.

In un pentolino mettere il latte, aggiungere la besciamella e mescolare bene al fine di ottenere una besciamella abbastanza liquida.

In una padella antiaderente capiente mettere a scaldare il burro.

Aggiungere i funghi, sale, pepe, la barba verde del finocchio e far rosolare a fuoco basso fino a quando si sarà prosciugata l’acqua di vegetazione.

Aggiungere la besciamella e cuocere, a fiamma bassa, per 20 minuti.

Togliere dal fuoco e depositare il composto su di un piatto di portata, unire il finocchio crudo tritato e mescolare delicatamente.

Spolverizzare con il prezzemolo tritato, mescolare bene.

Servire in tavola su piatto di portata o servire ad ogni commensale su piatto individuale.

Nota

Il finocchio (Foeniculum vulgare ) è una pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae  (Ombrellifere).
Conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500.

Si distinguono le varietà di finocchio selvatico dalle varietà di produzione orticola (dolce).
Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2 m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati “semi”).
Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60–80 cm di altezza. Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.

Il finocchio è ampiamente coltivato negli orti per la produzione del grumolo, una struttura compatta costituita dall’insieme delle guaine fogliari, che si presentano di colore biancastro, carnose, strettamente appressate le une alle altre attorno a un brevissimo fusto conico, direttamente a livello del terreno.

Il suo colore bianco è dato dalla tecnica dell’imbianchimento: si tratta di una rincalzatura e si effettua a cadenza regolare nel corso dello sviluppo del grumolo o almeno due settimane prima della raccolta.

La raccolta dei grumoli avviene in tutte le stagioni, secondo le zone di produzione. Si adatta a qualsiasi terreno di medio impasto con presenza di sostanza organica. Le piante vengono disposte in file e distanziate di circa 25 cm l’una dall’altra. La raccolta del grumolo avviene dopo circa 90 giorni dalla semina. Richiede frequenti e abbondanti irrigazioni e preferisce un clima temperato di tipo mediterraneo.

In cucina si possono usare tutte le parti del finocchio. Il grumolo bianco (erroneamente ritenuto un bulbo) del finocchio coltivato si può mangiare crudo nelle insalate oppure lessato e gratinato e si può aggiungere agli stufati.

Per quanto riguarda il finocchio selvatico, chiamato in cucina anche “finocchina” o “finocchietto”, si usano sia i fiori freschi o essiccati, sia i frutti o “diacheni”, impropriamente chiamati “semi”, che sono più o meno dolci, pepati o amari, a seconda della varietà, sia le foglie (o “barba”), sia i rametti più o meno grandi utilizzati nelle Marche per cucinare i bombetti (lumachine di mare) o per conciare le olive sotto sale accompagnato con peperoncino e aglio; le foglie si usano fresche e sminuzzate per insaporire minestre, piatti di pesce, insalate e formaggi: nella “pasta con le sarde”, nota ricetta siciliana, le foglie del finocchio selvatico sono uno degli ingredienti essenziali.

I fiori si usano per aromatizzare le castagne bollite, i funghi al forno o in padella, le olive in salamoia e le carni di maiale (in particolare la “porchetta” dell’Alto Lazio e dell’Umbria). I cosiddetti “semi” si usano soprattutto per aromatizzare tarallini (Puglia), ciambelle o altri dolci casalinghi e per speziare vino caldo o tisane. Fanno inoltre parte della ricetta di un biscotto tipico del Piemonte, il finocchino. È in uso nelle regioni costiere del Tirreno, un “liquore di finocchietto”, per il quale s’utilizzano i fiori freschi e/o i “semi” e le foglie.

La comune distinzione tra finocchio femmina e finocchio maschio è solo formale: il primo è di forma allungata e il secondo di forma tondeggiante. Il cosiddetto finocchio maschio, più apprezzato sotto l’aspetto merceologico perché meno fibroso e più carnoso, si ottiene grazie al concorso di fattori ambientali associati alla natura del terreno e alla sua sistemazione superficiale e a un’adeguata tecnica colturale.

L’espressione “lasciarsi infinocchiare” deriva dall’abitudine dei cantinieri di offrire spicchi di finocchio orticolo a chi si presentava per acquistare il vino custodito nelle botti. Il grumolo infatti contiene sostanze aromatiche che modificano leggermente la percezione dei sapori, rendendo saporito il successivo assaggio di un vino di qualità scadente o prossimo all ‘acetificazione.

Borsch o zuppa di barbabietole

In una padella antiaderente, con un filo di olio evo rosolare rapidamente la carne di maiale tagliata a dadini. Aggiungere il brodo insieme alla carne di manzo cotta e sfilacciata, aggiustare di sale e pepe. Una volta cotte le barbabietole versare il liquido di cottura nella pentola con la carne. Togliere le barbabietole metterle sul piano di lavoro e tagliarle a cubetti. Aggiungerla nella pentola con la carne, abbassare la fiamma al minimo e cuocere per altri 45 minuti, cuocere a fiamma bassa finché tutti gli ingredienti non si saranno ammorbiditi ed il sugo ristretto fino a dimezzarsi. A borsch cotto unire cucchiaio di panna acida e mescolare, aggiustare di sale e pepe.