Ingredienti
- 1kg Agnellocoscia
- 4 Filetti di acciugasotto olio
- 1 bicchiere Vino bianco secco
- 1 spicchio Aglio
- 1 rametto rosmarino
- 30gr Burro
- qb Pepe
- qb Sale
Direzione
Abbacchio alla Romana
L’Abbacchio alla Romana è un secondo piatto saporito ed appetitoso, ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici.
Per l’ Abbacchio alla Romana
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina,
il pezzo di coscia di agnello, tagliarla a pezzi di circa 50gr ognuno
cospargerli di poco sale e pepe e tenere da parte.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina,
il rametto di rosmarino e tenere da parte.
Pelare, tritare l’aglio e tenere da parte.
Scolare le acciughe dall’olio,
tritarle e tenere da parte.
In una padella antiaderente capiente mettere a scaldare il burro.
Aggiungere i pezzi di agnello, far rosolare in ogni loro parte.
Unire l’aglio, le acciughe, il rosmarino,
il vino bianco coprire la padella con un coperchio
e cuocere per 30 minuti a fiamma bassa.
Togliere la carne dalla padella
e depositarla su piatto di portata con il suo sugo.
Servire in tavola su piatto di portata
o ad ogni commensale su piatto individuale.
Nota
E’ un vero e proprio “piatto della festa”, un piatto ricco e profumato tipico della cucina tradizionale romana.
L’Abbacchio alla Romana si può cucinare in pentola di terracotta che ne esalta maggiormente il gusto ed il sapore, seguendo le regole per cucinare in terracotta, gli ingredienti ed i tempi di cottura sono i medesimi esposti in questa ricetta.
L’Abbacchio alla Romana si può accompagnare con verdure cotte a piacere.
L’agnello è l’esemplare della pecora con meno di un anno d’età. Nasce dopo un periodo di gestazione di circa cinque mesi, e dopo un parto che dura da una a tre ore. Di solito la pecora dà alla luce uno o due cuccioli per figliata. Nella storia dell’uomo, l’agnello ha assunto forti connotati simbolici e ha sempre rappresentato timidezza e mitezza. Nella religione cristiana viene spesso associato all’Agnus Dei (“Agnello di Dio”) e all’agnello Pasquale. Si tratta di un animale addomesticato in epoca antichissima, diffuso attualmente in ogni continente. Vive principalmente in greggi, per gestire i quali l’uomo si affida spesso a cani pastore.
Il nome pecora (in latino pecus “bestiame di piccolo taglio” passato poi a identificare un singolo animale) è riservato all’adulto femmina, il maschio della specie è chiamato montone (o anche ariete), mentre il piccolo è denominato agnello fino a un anno di età. Gli agnelli vengono allevati principalmente per la carne, solo una parte viene infatti allevata per essere destinata alla riproduzione. È tradizione diffusa in molte zone d’Italia mangiare carne d’agnello nel giorno di Pasqua, l’agnello è del resto l ‘animale sacrificale per eccellenza nelle culture che si affacciano sul Mediterraneo. La carne di pecora ha un sapore caratteristico, e dall’odore particolare, soprattutto se l’agnello è molto giovane e di media costituzione. Una delle regione dove è più utilizzata la carne di questa specie è l’Abruzzo, dove possiamo trovare la tradizionale pecora alla callara (o alla cottora) e i celeberrimi arrosticini anche se in realtà per preparare questi ultimi tradizionalmente veniva usato il cosiddetto “castrato”, ovvero il maschio che ha subito la castrazione. L’usanza di cucinare la carne di pecora è anche diffusa in un paese alle porte di Firenze, Campi Bisenzio qui viene preparata nella maggior parte dei casi in umido. In molte zone dell’Italia centrale l’agnello da latte, cioè con poco più di un mese di vita, da molti preferito per la carne tenera, è chiamato abbacchio.