Agnello alla Romagnola
L’Agnello alla Romagnola è un secondo piatto rustico, saporito ed appetitoso, ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici.
Per l’ Agnello alla Romagnola disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina, i rametti di rosmarino, tritare gli aghi di 1 rametto, l’altro lasciarlo intero e tenere da parte.
Sgocciolare i piselli dal liquido di conservazione e tenere da parte.
Sul piano di lavoro tritare il lardo e tenere da parte.
Pelare, tritare l’aglio e tenere da parte.
Tagliare la coscia o la spalla di agnello a pezzi di circa 50gr ognuno, lavarli con acqua corrente, asciugarli con carta assorbente da cucina e tenere da parte.
In una padella antiaderente mettere a scaldare l’olio evo.
Unire i triti di lardo, aglio, rosmarino, i pezzi di agnello far rosolare mescolando.
Versare il vino bianco e far evaporare completamente.
Aggiungere il burro, la passata di pomodoro, pepe e sale.
Mettere il suo coperchio di terracotta sulla pentola e cuocere per 25 minuti a fiamma bassa, mescolare di tanto in tanto.
Con un mestolo forato, togliere i pezzi di agnello e depositarli su di un piatto.
Versare in padella con il solo sugo i piselli e far bollire per 10 minuti, mescolare.
Rimettere i pezzi di agnello in padella con i piselli e continuare la cottura per 10 minuti a pentola coperta ed a fiamma bassa.
Versare il tutto su di un piatto di portata.
Servire in tavola direttamente su piatto di portata o ad ogni commensale su piatto individuale.
Nota
Allo stesso modo si può cucinare una lombata di manzo o di vitello.
L’Agnello alla Romagnola non necessita di contorno.
L’agnello è l’esemplare della pecora con meno di un anno d’età. Nasce dopo un periodo di gestazione di circa cinque mesi, e dopo un parto che dura da una a tre ore. Di solito la pecora dà alla luce uno o due cuccioli per figliata. Nella storia dell’uomo, l’agnello ha assunto forti connotati simbolici e ha sempre rappresentato timidezza e mitezza. Nella religione cristiana viene spesso associato all’Agnus Dei (“Agnello di Dio”) e all’agnello Pasquale. Si tratta di un animale addomesticato in epoca antichissima, diffuso attualmente in ogni continente. Vive principalmente in greggi, per gestire i quali l’uomo si affida spesso a cani pastore.
Il nome pecora (in latino pecus “bestiame di piccolo taglio” passato poi a identificare un singolo animale) è riservato all’adulto femmina, il maschio della specie è chiamato montone (o anche ariete), mentre il piccolo è denominato agnello fino a un anno di età. Gli agnelli vengono allevati principalmente per la carne, solo una parte viene infatti allevata per essere destinata alla riproduzione. È tradizione diffusa in molte zone d’Italia mangiare carne d’agnello nel giorno di Pasqua, l’agnello è del resto l ‘animale sacrificale per eccellenza nelle culture che si affacciano sul Mediterraneo. La carne di pecora ha un sapore caratteristico, e dall’odore particolare, soprattutto se l’agnello è molto giovane e di media costituzione. Una delle regione dove è più utilizzata la carne di questa specie è l’Abruzzo, dove possiamo trovare la tradizionale pecora alla callara (o alla cottora) e i celeberrimi arrosticini anche se in realtà per preparare questi ultimi tradizionalmente veniva usato il cosiddetto “castrato”, ovvero il maschio che ha subito la castrazione. L’usanza di cucinare la carne di pecora è anche diffusa in un paese alle porte di Firenze, Campi Bisenzio qui viene preparata nella maggior parte dei casi in umido. In molte zone dell’Italia centrale l’agnello da latte, cioè con poco più di un mese di vita, da molti preferito per la carne tenera, è chiamato abbacchio.