Ingredienti
- 1kg Polpa d'agnello
- 50gr Burro
- 2 Cipolla
- 1 cucchiaio aceto
- 3 cucchiai Farina 00
- 8 fette Pane raffermo
- qb Pepe
- qb Sale
Direzione
Agnello del Pastore
L’Agnello del Pastore è un secondo piatto rustico, saporito ed appetitoso, ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici.
Per l’Agnello del Pastore
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Su di una leccarda da forno ricoperta da carta da forno,
disporre le 8 fette di pane con un filo di olio evo sopra.
Infornare a forno caldo a 180°C per 10 minuti.
Sfornarle e disporle ordinatamente su di un piatto di portata
e tenere da parte.
Tagliare la coscia di agnello a pezzi di circa 30gr ognuno,
lavarli con acqua ed aceto, asciugarli con carta assorbente da cucina,
infarinarli leggermente e tenere da parte.
Pulire, lavare le cipolle e tenere da parte.
Mettere, in una pentola di terracotta,
con lo spargi-fiamma sotto, il burro,
i pezzi di agnello, le cipolle intere,
salare e pepare.
Mettere il suo coperchio di terracotta sulla pentola
e cuocere per 60 minuti a fiamma bassa,
scuotere ogni tanto la pentola per mescolare.
Togliere i pezzi di agnello e le cipolle dalla pentola
e depositarli sulle fette di pane abbrustolite,
¼ di cipolla per fetta, irrorare con il condimento.
Servire in tavola su piatto di portata
o ad ogni commensale
su piatto individuale.
Nota
L’Agnello del Pastore si può cucinare anche in paiolo di rame il che persegue la vera tradizione Molisana, gli ingredienti ed i tempi di cottura sono i medesimi esposti in questa ricetta.
Questa ricetta è stata cucinata in pentola di terracotta perché i paioli di rame stagnati non si trovano più in commercio.
L’Agnello del Pastore si può accompagnare con verdure fresche a piacere.
L’agnello è l’esemplare della pecora con meno di un anno d’età. Nasce dopo un periodo di gestazione di circa cinque mesi, e dopo un parto che dura da una a tre ore. Di solito la pecora dà alla luce uno o due cuccioli per figliata. Nella storia dell’uomo, l’agnello ha assunto forti connotati simbolici e ha sempre rappresentato timidezza e mitezza. Nella religione cristiana viene spesso associato all’Agnus Dei (“Agnello di Dio”) e all’agnello Pasquale. Si tratta di un animale addomesticato in epoca antichissima, diffuso attualmente in ogni continente. Vive principalmente in greggi, per gestire i quali l’uomo si affida spesso a cani pastore.
Il nome pecora (in latino pecus “bestiame di piccolo taglio” passato poi a identificare un singolo animale) è riservato all’adulto femmina, il maschio della specie è chiamato montone (o anche ariete), mentre il piccolo è denominato agnello fino a un anno di età. Gli agnelli vengono allevati principalmente per la carne, solo una parte viene infatti allevata per essere destinata alla riproduzione. È tradizione diffusa in molte zone d’Italia mangiare carne d’agnello nel giorno di Pasqua, l’agnello è del resto l ‘animale sacrificale per eccellenza nelle culture che si affacciano sul Mediterraneo. La carne di pecora ha un sapore caratteristico, e dall’odore particolare, soprattutto se l’agnello è molto giovane e di media costituzione. Una delle regione dove è più utilizzata la carne di questa specie è l’Abruzzo, dove possiamo trovare la tradizionale pecora alla callara (o alla cottora) e i celeberrimi arrosticini anche se in realtà per preparare questi ultimi tradizionalmente veniva usato il cosiddetto “castrato”, ovvero il maschio che ha subito la castrazione. L’usanza di cucinare la carne di pecora è anche diffusa in un paese alle porte di Firenze, Campi Bisenzio qui viene preparata nella maggior parte dei casi in umido. In molte zone dell’Italia centrale l’agnello da latte, cioè con poco più di un mese di vita, da molti preferito per la carne tenera, è chiamato abbacchio.