Agnello in Terracotta
L’Agnello in Terracotta è una prelibatezza indicata per le festività pasquali, la stessa ricetta è valida anche per il capretto, per assaporare tutto il gusto e la squisitezza di questi ovini.
Per l’Agnello in Terracotta
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina:
- l’agnello, tagliarlo a pezzi regolari e tenere da parte
- le patate, tagliarle a spicchi e tenere da parte
- le foglie di prezzemolo, tritarle e tenere da parte
- le foglie di alloro e tenere da parte
- i pomodorini, tagliarli a metà e tenere da parte
- i peperoncini, tagliarli a pezzi grossolanamente e tenere da parte
- tagliare a fette grossolanamente la cipolla e tenere da parte.
Pelare, l’aglio schiacciare e tenere da parte.
In una pentola scaldare i 2,5 litri di acqua
e tenere da parte.
In una pentola di terracotta,
con sotto la retina frangifiamma, scaldare l’olio evo.
Aggiungere le fette di cipolle
e l’aglio schiacciato.
Rosolarli a fuoco dolce,
aggiungere i pezzi di agnello
e farli rosolare da ogni lato.
Aggiungere le patate a spicchi,
i pomodorini e i peperoncini tagliati,
l’alloro, il prezzemolo tritato
e l’origano secco.
Aggiungere l’ acqua calda e salare.
Mettere in forno caldo a 180°C per 1 ora.
Mescolare di tanto in tanto
e se fosse necessario aggiungere acqua calda.
Servire in tavola nella pentola di terracotta.
Nota
L’agnello è l’esemplare della pecora con meno di un anno d’età. Nasce dopo un periodo di gestazione di circa cinque mesi, e dopo un parto che dura da una a tre ore. Di solito la pecora dà alla luce uno o due cuccioli per figliata. Nella storia dell’uomo, l’agnello ha assunto forti connotati simbolici e ha sempre rappresentato timidezza e mitezza. Nella religione cristiana viene spesso associato all’Agnus Dei (“Agnello di Dio”) e all’agnello Pasquale. Si tratta di un animale addomesticato in epoca antichissima, diffuso attualmente in ogni continente. Vive principalmente in greggi, per gestire i quali l’uomo si affida spesso a cani pastore.
Il nome pecora (in latino pecus “bestiame di piccolo taglio” passato poi a identificare un singolo animale) è riservato all’adulto femmina, il maschio della specie è chiamato montone (o anche ariete), mentre il piccolo è denominato agnello fino a un anno di età. Gli agnelli vengono allevati principalmente per la carne, solo una parte viene infatti allevata per essere destinata alla riproduzione. È tradizione diffusa in molte zone d’Italia mangiare carne d’agnello nel giorno di Pasqua, l’agnello è del resto l ‘animale sacrificale per eccellenza nelle culture che si affacciano sul Mediterraneo. La carne di pecora ha un sapore caratteristico, e dall’odore particolare, soprattutto se l’agnello è molto giovane e di media costituzione. Una delle regione dove è più utilizzata la carne di questa specie è l’Abruzzo, dove possiamo trovare la tradizionale pecora alla callara (o alla cottora) e i celeberrimi arrosticini anche se in realtà per preparare questi ultimi tradizionalmente veniva usato il cosiddetto “castrato”, ovvero il maschio che ha subito la castrazione.. L’usanza di cucinare la carne di pecora è anche diffusa in un paese alle porte di Firenze, Campi Bisenzio qui viene preparata nella maggior parte dei casi in umido. In molte zone dell’Italia centrale l’agnello da latte, cioè con poco più di un mese di vita, da molti preferito per la carne tenera, è chiamato abbacchio.