Aringhe alla Greca
Le Aringhe alla Greca sono un secondo piatto della cucina tradizionale greca. Le Aringhe alla Greca sono un piatto gustoso e saporito, da proporre in un pranzo o cena con amici.
Per le Aringhe alla Greca
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Levare le lische e le interiora alle aringhe,
lavarle sotto acqua corrente,
asciugarle con carta assorbente da cucina
e tenere da parte.
Pulire, lavare,
tagliare in 4 parti le cipolle
e tenere da parte.
Mettere le cozze sotto acqua corrente,
eliminare il bisso, la barbetta che esce dalle due valve.
Spazzolare le cozze una ad una,
sempre sotto acqua corrente per rimuovere completamente tutte le incrostazioni.
Mettere le cozze man mano che si spazzolano in una ciotola capiente
con acqua ed una manciata di sale grosso.
Lasciar riposare per 3 ore,
in modo che ogni residuo di sabbia
ed eventuali impurità verranno espulse dall’interno del mitile.
Cambiare l’acqua 3 o 4 volte nelle 3 ore
aggiungendo sempre una manciata di sale grosso.
Mettere le cozze in uno scola pasta
e far sgocciolare.
In una pentola mettere le cozze,
a fuoco vivace ed a pentola coperta,
per farle aprire.
Togliere i molluschi dalla valve,
buttare le valve e tenere da parte i molluschi.
Filtrare, al colino fine,
il sugo rilasciato dalle cozze
e tenere da parte.
In una padella antiaderente
mettere a lessare le cipolle con un po’ di acqua.
In una pentola di acqua bollente leggermente salata sufficiente a coprire,
le aringhe pulite, le cozze tenute da parte, le cipolle,
lo zafferano, 1 cucchiaio di olio evo ed il sugo rilasciato dalle cozze,
far bollire per 10 minuti.
Con un mestolo forato togliere dalla pentola le aringhe,
le cozze, le cipolle e depositarle su di un piatto di portata.
Versare sopra 1 mestolo di brodo.
Versare il restante brodo in una zuppiera
e servire in tavola con il piatto di portato preparato con le aringhe.
Nota
In Italia l’aringa non è oggi molto diffusa ed è meno conosciuta di numerose specie di pesce azzurro del Mediterraneo, ma in passato il consumo di aringhe salate era frequente come cibo povero, per esempio in Veneto, Emilia e Toscana
Il mitilo o cozza (Mytilus galloprovincialis), Regolamento (CE) N. 1638/2001 e Regolamento (CE) N. 216/2009), è un mollusco bivalve ed equivalve. I mitili vengono chiamati comunemente anche cozze, muscoli, peoci, pedoli, móscioli, a seconda della zona geografica italiana. Quando è necessario distinguere questa specie dalle altre del genere Mytilus, essa viene indicata con l’espressione mitilo mediterraneo.
È un mollusco lamellibranco, dotato cioè di branchie a lamelle che assorbono l’ossigeno per la respirazione e che trattengono contemporaneamente il cibo per l’alimentazione, costituita soprattutto da placton e particellato organico in sospensione.
La distribuzione naturale del mitilo mediterraneo comprende tutte zone ove vi siano scogli, emersi o sommersi, in tutto il Mediterraneo, il Mar Nero e la fascia costiera dell’Atlantico orientale, dal Marocco alle Isole Britanniche.
I mitili sono frutti di mare molto apprezzati. Per questo motivo essi sono allevati in vivai distribuiti in tutto il Mediterraneo ed in alcune zone, particolarmente vocate, si pratica la pesca dei mitili selvatici.
Molte sono le ricette gastronomiche che vedono i mitili come protagonisti come in pentola o padella (eventualmente con vino bianco, pepe o altri aromi) insieme ai loro gusci; come componente di spiedini; fritti in pastella; come componente di sughi per condire la pasta, da soli o con altri frutti di mare; gratinati al forno con pan grattato, prezzemolo, aglio ed olio di oliva; in pentola con solo pepe e cotte con il coperchio (dopo opportuna pulizia dei gusci e del bisso – il filamento tipo spago che le tiene ancorate). Nel napoletano questa preparazione si chiama “impepata di cozze”, mentre se vi si aggiunge l’aglio e l’olio si chiama “sauté di cozze”.
Il mitilo mediterraneo è edule, ma il suo consumo richiede molte precauzioni poiché esso, se cresciuto in zone marine prossime a scarichi urbani od in zone ove le correnti marine trascinano elementi provenienti da acque reflue, può essere facilmente ricettacolo di batteri e/o virus molto pericolosi. Infatti i mitili, come d’altro canto tutti i lamellibranchi, filtrano attraverso le loro branchie una gran quantità di acqua trattenendone particelle e microorganismi in essa sospesi. I mitili potrebbero essere utilizzati per la depurazione delle acque, in quanto possono filtrare fino a 1000 litri di acqua al giorno. Per i motivi suddetti è sconsigliabile l’uso comune di mangiarli crudi. In ogni caso nella cottura i mitili devono necessariamente aprirsi in modo tale da far fluire il calore al centro del mollusco uccidendo tutti i batteri.