Braciole alla Ciociara
Le Braciole alla Ciociara sono un secondo piatto ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici.
Per le Braciole alla Ciociara
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina,
i rametti di rosmarino, legarli insieme con spago da cucina
e tenere da parte.
Pulire, lavare, tritare le cipolle
e tenere da parte.
Pelare l’aglio
e tenere da parte.
Pelare le patate, tagliarle a spicchi,
lavarle, scolarle e tenere da parte.
Lavare le braciole, asciugarle con carta assorbente da cucina,
batterle leggermente con il pesta-carne per rompere le fibre,
salarle, peparle e tenere da parte.
In una padella antiaderente capiente
mettere a scaldare 2 cucchiai di olio evo.
Aggiungere l’aglio, i rametti di rosmarino
e far rosolare.
Mettere le braciole
e farle rosolare da ambo le parti.
Trasferire le sole braciole in una teglia da forno con il loro sugo di cottura
e 2 cucchiai di acqua calda, tenere da parte la padella di cottura.
Infornare a forno caldo a 190°C per 20 minuti.
In una padella antiaderente capiente
mettere a scaldare 2 cucchiai di olio evo.
Aggiungere le cipolle e farle imbiondire,
mescolando.
Unire gli spicchi di patate, pepe,
sale e cuocerli mescolando spesso.
Sfornare le braciole, sgocciolarle nella padella di cottura tenuta da parte,
depositarle ancora nella teglia da forno e tenere al caldo.
Rimettere sul fuoco la padella con il sugo di cottura delle braciole,
aggiungere il marsala e farlo ridurre un po’.
Versare il sughetto ottenuto sulle braciole nella teglia,
contornare con gli spicchi di patate
ed infornare a forno caldo a 190°C per 5 minuti.
Servire in tavola
direttamente nella teglia di cottura.
Nota
Le Braciole alla Ciociara sono un secondo piatto completo non necessitano di contorno.
Le Braciole alla Ciociara sono un secondo piatto della tradizione culinaria Laziale
Il maiale (Sus scrofa domesticus), chiamato anche suino o porco, è un suide addomesticato appartenente ai mammiferi dell’ordine artidattili suiformi. Il maschio fertile si chiama verro, la femmina scrofa e i cuccioli lattonzoli; questi ultimi, in particolare, a loro volta si definiscono verretti se maschi o scrofette se femmine.
Si tratta di uno tra gli animali da macello più diffusi e più utilizzati dall’uomo, anche in ragione dell’ampia gamma di sottoprodotti derivati, che vanno da articolatissime specifiche lavorazioni delle sue carni allo sfruttamento delle setole (da qui il detto “del maiale non si butta via niente”). Il maiale domestico appartiene alla stessa specie del cinghiale e può riprodursi con esso.
Il termine maiale deriva dal latino majalem (“porco castrato”), così chiamato poiché era spesso utilizzato come sacrificio a Maia, madre di Mercurio.
L’allevamento del maiale pare antichissimo, e raffigurazioni di suoi presumibili progenitori sono anche nei graffiti della grotta di Altamira (ca. 40.000 a.C.). Intorno al 5.000 a.C. si suppone che sia avvenuta la domesticazione, in Cina, e tracce di poco più recenti se ne hanno anche in Mesopotamia.
Il maiale è sempre stato di vitale importanza nel sistema alimentare dell’uomo e la sua copiosa produzione lo ha reso di generale popolarità. Molte delle caratteristiche morfologiche o comportamentali del maiale sono anzi entrate nella fraseologia comune presso quasi tutte le culture (per lo più in senso spregiativo o offensivo, sino alla blasfemia).
Le caratteristiche nutrizionali della carne di maiale, ricca di grassi, sono forse all’origine di taluni precetti di alcune religioni (particolarmente di alcune originate in aree calde del Pianeta) che vietano di cibarsene o ne limitano l’assunzione.
L’utilizzo del maiale in cucina è sempre stato il principale e spesso unico scopo del suo allevamento. La sua carne viene utilizzata in svariati modi culinari, cotta con tecniche simili a quelle della carne bovina, oppure utilizzata per farne salumi di vario genere o per utilizzarne il solo grasso, a seconda del taglio. Si usano in cucina anche alcune frattaglie, fra cui il cervello, il fegato, il sangue (come, ad esempio, nel migliaccio pistoiese) e addirittura i piedi. Le varie forme culinarie di utilizzo possono variare da paese a paese e, all’interno dello stesso, da regione a regione. Nemmeno il grasso distribuito nella parte interna del maiale viene sprecato: si tratta della sugna, che viene fusa e poi utilizzata in vari modi, tra i quali la ricopertura della parte magra del prosciutto nella fase di stagionatura di quest’ultimo. In Italia la cottura delle carni avviene quasi sempre in padella o sulla griglia, mediante frittura o a fuoco lento nella preparazione di arrosti e brasati. Nei paesi nordici quali Germania e Austria parti delle carni di maiale idonee vengono anche servite bollite.