Capretto alla Siciliana
Il Capretto alla Siciliana è un secondo piatto saporito ed appetitoso, ottimo da gustare a pranzo od a cena o per le festività pasquali con familiari ed amici.
Per il Capretto alla Siciliana
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina,
le foglie di prezzemolo, tritarle e tenere da parte.
Pulire, lavare, tritare la cipolla
e tenere da parte.
Pelare l’aglio
e tenere da parte.
Lavare la coscia o la spalla di capretto,
asciugarla con carta assorbente da cucina
tagliarla a pezzi e tenere da parte.
Lavare, pelare le patate, tagliarle a spicchi
e tenere da parte.
Sul piano di lavoro tagliare a dadini il pecorino
e tenere da parte.
In una padella antiaderente mettere a scaldare l’olio evo.
Aggiungere la cipolla tritata,
gli spicchi di aglio schiacciarli con i rebbi di una forchetta
e far rosolare a fiamma moderata.
Togliere l’aglio, unire i pezzi di capretto
e farli dorare in ogni loro parte.
Aggiungere il prezzemolo tritato, il pecorino a dadini,
sale e pepe, mescolare.
Versare il vino rosso
e lasciar evaporare.
Aggiungere le patate a spicchi,
far rosolare per 5 minuti e ricoprire tutta la preparazione
con acqua calda.
Continuare la cottura per 60 minuti a padella coperta
ed a fiamma bassa mescolare di tanto in tanto.
A cottura ultimata trasferire la preparazione
su di un piatto di portata.
Servire in tavola direttamente
sul piatto di portata.
Nota
Il Capretto alla Siciliana è un secondo piatto completo non necessita di contorno.
La capra domestica (Capra hircus Linnaeus, 1758 o, per alcuni autori, Capra aegagrus hircus) è il discendente addomesticato dell’egagro (Capra aegagrus) dell’Asia Minore e dell’Est Europeo.
L’esemplare maschio è detto becco, capro, caprone o, più raramente, irco.
L’allevamento caprino ha origini antichissime: la capra è, infatti, tra gli animali di più antica domesticazione. Essa avvenne verso il 9.000-10.000 a.C. nel medio oriente a partire dalla Capra aegagrus (Bezoar), l’unica vivente all’epoca in quest’area. I primi ad addomesticare le capre, stando ai reperti, furono gli abitanti dei Monti Zagros, in Iran, allo scopo di avere una fonte sicura e sempre accessibile di carne, latte e pelli.
Le capre sono dei ruminanti; ciò significa che il loro apparato digerente è diviso in tre stomaci, il rumine, il reticolo, l’omaso e uno ghiandolare, l’abomaso.
Si tratta di un animale con notevoli facoltà di adattamento a regimi alimentari molto diversificati grazie a un’elevata abilità di selezione degli alimenti e anche di parti della stessa pianta, a una notevole capacità di utilizzazione di foraggi molto fibrosi, a una buona potenzialità di immagazzinamento delle riserve.
Grazie a queste caratteristiche la capra è in grado di adattarsi a condizioni che risulterebbero proibitive per altri animali considerati più “nobili”, quali bovini e ovini.
D’altra parte ben si adatta anche a condizioni d’allevamento intensive caratterizzate da elevati apporti di concentrati e limitate quantità di foraggi.
Grazie alla loro frugalità e adattabilità a qualsiasi tipo di cibo, sono piuttosto comuni in molti paesi del Terzo Mondo.
La carne di capra ha un sapore piuttosto simile alla carne di agnello, al punto che alcuni paesi asiatici usano un’unica parola per descriverle entrambe; tuttavia, a seconda dell’età e delle condizioni dell’animale prima di morire, la carne può assumere tonalità simili alla selvaggina.
Dal punto di vista nutrizionale, la carne di capra contiene meno grassi e colesterolo di quella di pecora; su questo piano è paragonabile alla carne di pollo, anche se in generale è meno grassa delle altre carni, poiché le capre non hanno depositi di grasso infra-muscolari.
Rispetto alle altre carni rosse, la carne di capra dev’essere cotta più a lungo e a temperature più basse.
Il latte e lo yogurt di capra sono molto apprezzati da persone con problemi di digestione del latte vaccino, in quanto è più facilmente digeribile, avendo composizione molto simile al latte umano; pur avendo un minore contenuto di lattosio, il suo consumo è però sconsigliabile a chi soffre di intolleranza verso questo zucchero.
Il latte di capra può essere lavorato per ottenere burro, formaggi e ricotte: il burro caprino è sempre bianco, in quanto nelle capre il carotene (che dà il caratteristico colore giallo al burro vaccino) viene trasformato in un precursore della vitamina A.
I formaggi di capra annoverano, fra gli altri, il caprino e la feta.