Ingredienti
- 1kg Caprettocoscia o spalla
- 1 spicchio Aglio
- 4 foglie Salvia
- 1 rametto rosmarino
- 2 foglie alloro
- 2 limone
- 200cl Olio Evo
- qb Pepe
- qb Sale
Direzione
Capretto alla Vicentina
Il Capretto alla Vicentina è un secondo piatto saporito ed appetitoso, ottimo da gustare a pranzo od a cena o per le festività pasquali con familiari ed amici.
Per il Capretto alla Vicentina
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina:
- gli aghi di rosmarino, tritarli e tenere da parte
- le foglie di alloro, tritarle e tenere da parte
- le foglie di salvia, tritarle e tenere da parte.
Pelare, tritare l’aglio e tenere da parte.
Spremere un limone nello spremiagrumi
e tenere il succo da parte.
Lavare la coscia o la spalla di capretto,
asciugarla con carta assorbente da cucina
e tenere da parte.
Mettere il pezzo di capretto in una ciotola capiente
ricoprirlo interamente con l’olio evo, il succo dei limoni,
l’alloro tritato, il rosmarino tritato, l’aglio tritato,
la salvia tritata, qualche grano di pepe
e far marinare per 48 ore.
Sgocciolare il capretto
in una teglia da forno
unta di olio evo.
Infornare a forno caldo a 200°C
per 60 minuti.
Di tanto in tanto
bagnarlo con il suo sugo di cottura
o con un po’ della marinata.
A cottura ultimata
depositare il capretto su di un piatto di portata caldo.
Servire in tavola direttamente
su di un piatto di portata.
Nota
Il Capretto alla Vicentina si può accompagnare con carciofi fritti o con patate al forno o con verdure cotte con burro, sale e pepe a piacere.
La capra domestica (Capra hircus Linnaeus, 1758 o, per alcuni autori, Capra aegagrus hircus) è il discendente addomesticato dell’egagro (Capra aegagrus) dell’Asia Minore e dell’Est Europeo.
L’esemplare maschio è detto becco, capro, caprone o, più raramente, irco.
L’allevamento caprino ha origini antichissime: la capra è, infatti, tra gli animali di più antica domesticazione. Essa avvenne verso il 9.000-10.000 a.C. nel medio oriente a partire dalla Capra aegagrus (Bezoar), l’unica vivente all’epoca in quest’area. I primi ad addomesticare le capre, stando ai reperti, furono gli abitanti dei Monti Zagros, in Iran, allo scopo di avere una fonte sicura e sempre accessibile di carne, latte e pelli.
Le capre sono dei ruminanti; ciò significa che il loro apparato digerente è diviso in tre stomaci, il rumine, il reticolo, l’omaso e uno ghiandolare, l’abomaso.
Si tratta di un animale con notevoli facoltà di adattamento a regimi alimentari molto diversificati grazie a un’elevata abilità di selezione degli alimenti e anche di parti della stessa pianta, a una notevole capacità di utilizzazione di foraggi molto fibrosi, a una buona potenzialità di immagazzinamento delle riserve.
Grazie a queste caratteristiche la capra è in grado di adattarsi a condizioni che risulterebbero proibitive per altri animali considerati più “nobili”, quali bovini e ovini.
D’altra parte ben si adatta anche a condizioni d’allevamento intensive caratterizzate da elevati apporti di concentrati e limitate quantità di foraggi.
Grazie alla loro frugalità e adattabilità a qualsiasi tipo di cibo, sono piuttosto comuni in molti paesi del Terzo Mondo.
La carne di capra ha un sapore piuttosto simile alla carne di agnello, al punto che alcuni paesi asiatici usano un’unica parola per descriverle entrambe; tuttavia, a seconda dell’età e delle condizioni dell’animale prima di morire, la carne può assumere tonalità simili alla selvaggina.
Dal punto di vista nutrizionale, la carne di capra contiene meno grassi e colesterolo di quella di pecora; su questo piano è paragonabile alla carne di pollo, anche se in generale è meno grassa delle altre carni, poiché le capre non hanno depositi di grasso infra-muscolari.
Rispetto alle altre carni rosse, la carne di capra dev’essere cotta più a lungo e a temperature più basse.
Il latte e lo yogurt di capra sono molto apprezzati da persone con problemi di digestione del latte vaccino, in quanto è più facilmente digeribile, avendo composizione molto simile al latte umano; pur avendo un minore contenuto di lattosio, il suo consumo è però sconsigliabile a chi soffre di intolleranza verso questo zucchero.
Il latte di capra può essere lavorato per ottenere burro, formaggi e ricotte: il burro caprino è sempre bianco, in quanto nelle capre il carotene (che dà il caratteristico colore giallo al burro vaccino) viene trasformato in un precursore della vitamina A.
I formaggi di capra annoverano, fra gli altri, il caprino e la feta.