Cavolfiore alla Marchigiana

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Cavolfiore alla Marchigiana

Il Cavolfiore alla Marchigiana è un contorno gustoso e saporito, anche vegetariano, ideale per un pranzo od una cena in famiglia o con amici.

Per il Cavolfiore alla Marchigiana
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.

Lavare, tagliare i limoni a spicchi e tenere da parte.

In un bicchiere con acqua tiepida
stemperare il lievito di birra e tenere da parte.

Togliere le foglie ed il torsolo al cavolfiore,
tagliarlo a cimette, lavarle in una bacinella con acqua
e tenere da parte.

In una pentola piena di acqua bollente leggermente salata,
mettere a lessare le cimette di cavolfiore per 20 minuti a fiamma moderata.

Scolarle, metterle in una ciotola calda.

In una ciotola capiente mettere la farina, le uova,
il lievito di birra, pepe, sale e mescolare bene in modo da evitare i grumi.

Aggiungere il vino bianco e mescolare,
deve risultare una pastella semiliquida.

Mettere la pastella ottenuta nel forno spento a lievitare per 60 minuti.

Immergere nella pastella, un po’ per volta, le cimette di cavolfiore.

In una padella antiaderente mettere a scaldare l’olio di arachidi.

Immergere un po’ per volta, le cimette di cavolfiore
e friggerle in ogni loro parte, girandole ogni tanto fino a doratura completa.

Prelevarli dalla padella con un mestolo forato
e disporli su carta assorbente da cucina per far rilasciare l’olio in eccesso.

Mettere ordinatamente le cimette di cavolfiore dorate su di un piatto di portata,
cospargerle con sale fino e decorare con gli spicchi di limone.

Servire in tavola direttamente su piatto di portata
o ad ogni commensale, porzionato, su piatto individuale.

 

Nota

Alla pastella semiliquida, a piacere, si può aggiungere 1 cucchiaio di liquore di anice.

Il Cavolfiore alla Marchigiana può accompagnare carni o pesci al forno od arrostiti.

Il cavolfiore (Brassica oleracea L. var. botrytis) è una varietà di Brassica Olearacea. Il cavolfiore è caratterizzato da un’inflorescenza, detta testa o palla, costituita da numerosi peduncoli fiorali, molto ingrossati e variamente costipati.

L’infiorescenza a corimbo, che può assumere una varia colorazione (bianca, paglierina, verde, violetta) costituisce la parte commestibile dell’ortaggio.

Il cavolfiore ha numerose varietà, che vengono distinte in base all’epoca di maturazione, per cui vi sono varietà precocissime (raccolte ad ottobre), precoci (raccolte a novembre-dicembre), invernali (raccolte a gennaio-febbraio) e tardive (raccolte da marzo a maggio).

Oltre alle più diffuse varietà con l’infiorescenza bianca esistono altre con differenti colorazioni, come ad esempio il cavolfiore verde di Macerata o il cavolfiore violetto di Catania.

Il cavolfiore può essere consumato bollito, fritto, arrostito o cotto al vapore. Può essere usato come contorno o anche come piatto principale, nella preparazione di zuppe di verdura.

Contrariamente a ciò che si pensa, questo ortaggio può essere mangiato anche crudo, misto alle insalate.

Si deve prendere solo la parte superiore del “fiore”, le cosiddette testine, il resto si può usare cotto come al solito, e tagliarle a fettine sottili il più possibile.

Queste, aggiunte alle verdure miste, saranno una prelibatezza.

Un buon misto può essere fatto da varietà diverse di cicorie, lattughe e indivie.

E ancora, spinaci, cavolo cappuccio o verza, sempre tagliati sottili, cetriolo, pomodoro, rucola, valerianella o gallinella che dir si voglia, erba cipollina, tarassaco e infine cipolla, sempre tagliata.

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