Colomba fatta in casa
La Colomba fatta in casa a lievitazione naturale – doppio impasto è il dessert classico delle festività pasquali, ufficialmente inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T)
Per la Colomba fatta in casa a lievitazione naturale
doppio impasto per 2 stampi (base 16,5cm. altezza 7cm.) da 500g,
seguire le istruzioni qui sotto riportate.
Sera del 1° giorno
Disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Versare l’acqua nella planetaria, insieme ad un cucchiaio dello zucchero previsto,
e spezzettare il lievito madre, montare le fruste ritorte e far sciogliere il lievito.
Aggiungere tanta farina quanto basta ad ottenere un impasto
morbido ma che si avvolga alle fruste.
Continuare ad impastare inserendo un tuorlo,
un cucchiaio di zucchero, tanta farina quanta basta per ottenere la consistenza precedente,
morbida ma che si avvolga alle fruste.
Incordare l’impasto (rendere elastico come un chewing gum).
Aggiungere, in planetaria, con la stessa sequenza, gli altri 2 tuorli,
uno per volta aspettando che il primo sia assorbito completamente prima di versare l’altro,
lo zucchero e tutta la farina.
Inserire il burro morbido (tirarlo fuori dal frigorifero mezz’ora prima)
a piccoli pezzettini e poco alla volta.
Incordare e aver cura durante tutta la fase di impasto,
di ribaltare ogni tanto l’impasto.
Coprire la ciotola con pellicola per alimenti e lasciar riposare l’impasto dalle 9 alle 12 ore
(dipende dalla forza del lievito madre) dovrà triplicare il suo volume.
Ridurre in pasta col mixer 30 gr di arancia candita,
porre a bagnomaria insieme al miele e all’estratto di vaniglia, coprire.
Preparare la glassa:
mescolare 105gr di albumi con 115gr di farina di mandorle,
150gr di zucchero, 15gr di farina di riso, 15gr di fecola,
poche gocce di aroma di mandorle, mezzo cucchiaino di cacao.
Mettere in frigorifero.
Mattino del 2° giorno
Montare le fruste ritorte e dare qualche giro all’impasto.
Aggiungere l’acqua, 20 gr di zucchero previsti dalla ricetta e tanta farina
quanta serve per far riprendere l’incordatura all’impasto,
unire l’uovo, far amalgamare e ancora farina fino ad incordare l’impasto.
Inserire i tuorli (uno alla volta)
seguiti dallo zucchero e tanta farina quanto basta per incordare.
Con l’ultimo tuorlo aggiungere il sale.
Riportare l’impasto in corda ed aggiungere poco alla volta il burro morbido,
incordare e unire poco alla volta l’arancia candita col miele e la vaniglia.
Unire i canditi con la planetaria a bassa velocità fino a farli amalgamare.
Ribaltare una volta l’impasto.
Lasciar riposare 30 minuti l’impasto coperto con pellicola per alimenti,
dividerlo in due pezzi dello stesso peso e su di un piano imburrato
e con le mani imburrate, arrotondarli.
Coprire e lasciar riposare di nuovo 30 minuti.
Arrotondare di nuovo leggermente e porre negli stampi.
Far lievitare fino a che l’impasto arrivi ad un dito dal bordo.
Montare la glassa con le fruste, metterla in un sac a poche
a beccuccio piatto e glassare le veneziane.
Cospargere di zucchero a granella e qualche mandorla,
spolverare abbondantemente con lo zucchero a velo.
Infornare a forno caldo a 180°C per 45 minuti.
Fare la prova stecchino.
A cottura ultimata,
infilzare e appendere a testa in giù le veneziane fino a raffreddamento completo.
Nota
Per ottenere una veneziana semplice seguire lo stesso procedimento,
cambiare la forma dove mettere l’impasto ed eliminare i canditi
e la pasta di arancia dal 2° impasto.
La colomba pasquale classica fu inventata in Lombardia nel 1930
dalla ditta Motta è quella commercialmente più diffusa in tutta Italia,
l’altra di più antica tradizione è la colomba pasquale diffusa in Siciliae
chiamata in dialetto siciliano anche i palummeddi o pastifuorti.
Entrambe sono state ufficialmente inserite nella lista dei prodotti
agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T)
come tipiche dei rispettivi territori (Lombardia e Sicilia).
Fu Dino Villani direttore pubblicità della ditta milanese Motta
già celebre per i suoi panettoni natalizi, che nel 1930 per sfruttare
gli stessi macchinari e la stessa pasta, ideò un dolce simile al panettone,
ma destinato alle solennità della Pasqua.
La ricetta poi venne ripresa da Angelo Vergani che nel 1944 fondò la Vergani srl,
azienda di Milano che ancora oggi produce colombe.
Da allora la colomba pasquale si diffuse sulle tavole di tutti gli italiani,
e anche ben oltre i confini dell’Italia.
L’impasto originale era costituito da farina,
burro, uova, zucchero e buccia d’arancia candita,
con una ricca glassatura alle mandorle.
Le colombe siciliane sono piccoli dolci a forma di colomba,
galletti o semplicemente rombi su cui sono incisi disegni o punzonature.
Sono dolci a “pastaforte” realizzati con zucchero, farina e cannella.
La zona di produzione sono i comuni dell’area dei monti Iblei in provincia di Ragusa.
In passato oltre che per le festività pasquali venivano scambiate come regali tra fidanzati.
Spesso si include nella forma un uovo sodo come decorazione e simbolo legato alla Pasqua.
Anche se in origine le forme richiamano le colombe vi sono varianti a forma di canestro
o gabbietta soprattutto quando sono decorate con l’uovo sodo.
Vi sono leggende che fanno risalire questo dolce pasquale in epoca longobarda,
al re Alboino che durante l’assedio di Pavia(metà VI secolo) si vide offrire, in segno di pace,
un pan dolce a forma di colomba.
Un’altra leggenda vuole che la colomba pasquale sia legata alla regina longobarda
Teodolinda ed al santo abate irlandese San Colombano.
Al suo arrivo in città, attorno al 612 venne ricevuto dai sovrani longobardi
e invitato con i suoi monaci ad un sontuoso pranzo.
Gli furono servite numerose vivande con molta selvaggina rosolata,
ma Colombano ed i suoi monaci, benché non fosse di venerdì,
rifiutarono quelle carni troppo ricche servite in un periodo di penitenza quale quello quaresimale.
La regina Teodolinda si offese non capendo,
ma l’abate superò con diplomazia l’incresciosa situazione affermando
che essi avrebbero consumato le carni solo dopo averle benedette.
Colombano alzò la mano destra in segno di croce e le pietanze si trasformarono
in candide colombe di pane, bianche come le loro tuniche monastiche.
Il prodigio colpì molto la regina che comprese la santità dell’abate e decise di donare
il territorio di Bobbio dove nacque l’Abbazia di San Colombano.
La colomba bianca è anche il simbolo iconografico del Santo
ed è sempre raffigurata sulla sua spalla.