Ingredienti
- 8 Costolette d'agnelloo capretto
- 2 spicchi Aglio
- 1 ciuffetto Prezzemolo
- 8 Pomodori
- 6 cucchiai Olio Evo
- qb Pepe
- qb Sale
Direzione
Costolette di Agnello alla Ciociara
Le Costolette di Agnello alla Ciociara sono un secondo piatto ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici specialmente nel periodo pasquale.
Per le Costolette di Agnello alla Ciociara disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina, le foglie di prezzemolo, tritarle e tenere da parte.
Pelare, tritare l’aglio e tenere da parte.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina, i pomodori, tagliarli a metà, eliminare torsolo, semi, acqua di vegetazione, allinearli in una pirofila da forno, salarli e cospargerli di olio evo.
Infornarli a forno caldo a 180°C per 25 minuti.
Dopo 20 minuti di cottura cospargere i mezzi pomodori con il trito di aglio e prezzemolo e terminare la cottura.
Lavare le costolette di agnello o capretto, asciugarle con carta assorbente da cucina, batterle con il pesta-carne per rompere le fibre, salarle, peparle e tenere da parte.
In una padella antiaderente mettere a scaldare 2 cucchiai di olio evo.
Aggiungere, in padella, le costolette allineate e farle rosolare da ambo le parti.
Allineare le costolette ordinatamente su di un piatto di portata e contornarle con i mezzi pomodori cotti al forno.
Servire in tavola direttamente su piatto di portata.
Nota
Le Costolette di Agnello alla Ciociara non necessitano di contorno.
L’agnello è l’esemplare della pecora con meno di un anno d’età. Nasce dopo un periodo di gestazione di circa cinque mesi, e dopo un parto che dura da una a tre ore. Di solito la pecora dà alla luce uno o due cuccioli per figliata. Nella storia dell’uomo, l’agnello ha assunto forti connotati simbolici e ha sempre rappresentato timidezza e mitezza. Nella religione cristiana viene spesso associato all’Agnus Dei (“Agnello di Dio”) e all’agnello Pasquale. Si tratta di un animale addomesticato in epoca antichissima, diffuso attualmente in ogni continente. Vive principalmente in greggi, per gestire i quali l’uomo si affida spesso a cani pastore.
Il nome pecora (in latino pecus “bestiame di piccolo taglio” passato poi a identificare un singolo animale) è riservato all’adulto femmina, il maschio della specie è chiamato montone (o anche ariete), mentre il piccolo è denominato agnello fino a un anno di età. Gli agnelli vengono allevati principalmente per la carne, solo una parte viene infatti allevata per essere destinata alla riproduzione. È tradizione diffusa in molte zone d’Italia mangiare carne d’agnello nel giorno di Pasqua, l’agnello è del resto l ‘animale sacrificale per eccellenza nelle culture che si affacciano sul Mediterraneo. La carne di pecora ha un sapore caratteristico, e dall’odore particolare, soprattutto se l’agnello è molto giovane e di media costituzione. Una delle regioni dove è più utilizzata la carne di questa specie è l’Abruzzo, dove possiamo trovare la tradizionale pecora alla callara (o alla cottora) e i celeberrimi arrosticini anche se in realtà per preparare questi ultimi tradizionalmente veniva usato il cosiddetto “castrato”, ovvero il maschio che ha subito la castrazione. L’usanza di cucinare la carne di pecora è anche diffusa in un paese alle porte di Firenze, Campi Bisenzio qui viene preparata nella maggior parte dei casi in umido. In molte zone dell’Italia centrale l’agnello da latte, cioè con poco più di un mese di vita, da molti preferito per la carne tenera, è chiamato abbacchio.