Ingredienti
- 12 Carciofi
- 2 Uova
- 40gr Farina 00
- 100gr Parmigiano Reggiano
- 6 cucchiai Salsa pomodoro
- 1 litro olio arachidi
- qb Pepe
- qb Sale
Direzione
Crocchette di Carciofi alla Toscana
Le Crocchette di Carciofi alla Toscana sono un antipasto appetitoso, ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici ed anche per un buffet.
Per le Crocchette di Carciofi alla Toscana
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
In un piatto fondo sbattere l’uovo
e tenere da parte.
In un piatto fondo mettere la farina
e tenere da parte.
Pulire i carciofi togliendo le prime foglie più dure,
lavarli e tritarli finemente.
In una padella antiaderente
mettere a scaldare 1/2 litro di olio di arachidi.
Aggiungere e carciofi tritati, pepe,
sale e friggere per 5 minuti e mescolare.
Togliere dal fuoco, metterli su carta assorbente da cucina
per rilasciare l’olio in eccesso.
Metterli in una ciotola capiente
e far raffreddare.
Unire il parmigiano, le uova sbattute,
1 pizzico di sale e pepe ed amalgamare bene
al fine di ottenere un composto omogeneo.
Con il composto ottenuto, con i palmi delle mani,
fare delle polpettine e passarle nella farina.
In una padella antiaderente
mettere a scaldare la passata di pomodoro per 5 minuti
a fiamma moderata e tenere da parte.
In una padella antiaderente
mettere a scaldare 1/2 litro di olio di arachidi.
Mettere le polpettine a friggere poche per volta,
rigirarle per farle dorare in ogni loro parte,
depositarle su carta assorbente da cucina
per rilasciare l’olio in eccesso.
Mettere le crocchette fritte di carciofi nella padella
con la passata di pomodoro e farle insaporire
rigirandole per 2 minuti a fiamma moderata.
Servire le crocchette in tavola su piatto di portata o servire,
porzionate, ad ogni commensale su piatto individuale.
Nota
Le Crocchette di Carciofi alla Toscana sono un ottimo antipasto, anche vegetariane, da servire anche per un buffet.
Il carciofo (Cynara scolymus ) è una pianta della famiglia delle Asteracaee coltivata in Italia ed in altri Paesi per uso alimentare e, secondariamente, medicinale. Il carciofo è una pianta erbacea perenne alta fino a 1,5 metri, provvista di un rizoma sotterraneo dalle cui gemme si sviluppano più fusti, che all’epoca dellafioritura si sviluppano in altezza con una ramificazione dicotomica. Le varietà di carciofo sono classificate secondo diversi criteri. I principali sono i seguenti: in base alla presenza e allo sviluppo delle spine si distingue fra varietà spinose e inermi. Le prime hanno capolini con brattee terminati con una spina più o meno robusta, le inermi hanno invece brattee mutiche o mucronate. In base al colore del capolino si distingue fra varietà violette e verdi. In base al comportamento nel ciclo fenologico si distingue fra varietà autunnali o rifiorenti e varietà primaverili o unifere. Le prime si prestano alla forzatura in quanto possono produrre capolini nel periodo autunnale e una coda di produzione nel periodo primaverile. Le seconde sono adatte alla coltura non forzata in quanto producono capolini solo dopo la fine dell’inverno. Fra le varietà più famose si annoverano il Brindisino, il “Paestum” (carciofo IGP proveniente dall’omonima città della magna Grecia di Capaccio-Paestum), Spinoso sardo (coltivato anche in Liguria con il nome di Carciofo spinoso d’Albenga), il Catanese, il Verde di Palermo, il Carciofo di Montelupone verde, il Romanesco, il Mazzaferrata di Cupello, il Violetto di Toscana, il Precoce di Chioggia, il Violetto di Provenza, il Violetto di Niscemi. Le varietà di maggiore diffusione in passato erano il Catanese, lo Spinoso sardo e il Violetto di Provenza, fra i tipi autunnali forzati, e il Romanesco e il Violetto di Toscana fra quelli primaverili non forzati. Lo Spinoso sardo, una delle varietà più apprezzate nel mercato locale ed in alcuni mercati dell’Italia settentrionale ha subito un drastico ridimensionamento dagli anni novanta a causa della ridotta pezzatura media dei capolini e della minore capacità produttiva rispetto ad altre cultivar (Tema, Terom, Macau, ecc.). Il basso contenuto calorico del carciofo fa sì che sia specialmente indicato nelle diete dimagranti. I fiori, contengono il lab-fermento (chimosina), che si usa come caglio del latte. La cucina Ligure valorizza molto questo ingrediente, che, per il fatto di maturare in primavera, diventa in tale periodo il componente di una variante della locale torta pasqualina, specialità tradizionalmente a base di bietole. Specialità della cucina Romana sono invece il Carciofo alla Romana (stufato in olio di oliva, brodo vegetale, prezzemolo, aglio e mentuccia), il carciofo alla Giudia fritto in olio di oliva, i carciofi fritti in pastella e l’insalata di carciofi (crudi a lamelle). Anche nella cucina siciliana, dove specialmente nella piana di Gela, e nella vicina Niscemi, vengono prodotti una larga fetta dell’output nazionale, il carciofo ricopre un ruolo di rilievo, venendo utilizzato in molte pietanze ed anche consumato in occasione di festività locali e religiose.