Ingredienti
- 600gr Fegato di Maialepulito
- 100gr Burro
- 2 Uova
- 30gr Farina 00
- 30gr Pangrattato
- 1 limone
- 1 pizzico Zucchero
- qb Sale
Direzione
Fegato di Maiale alla Veneta
Il Fegato di Maiale alla Veneta è un secondo piatto ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici.
Per il Fegato di Maiale alla Veneta
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Spremere un limone nello spremiagrumi,
unire lo zucchero, mescolare e tenere il succo da parte.
In un piatto fondo mettere il pangrattato
e tenere da parte.
In un piatto fondo mettere la farina
e tenere da parte.
In un piatto fondo sbattere le uova,
1 pizzico di sale, con una forchetta
e tenere da parte.
Lavare il fegato, asciugarlo con carta assorbente da cucina,
tagliarlo a fette, passarlo nella farina,
poi nelle uova sbattute ed infine nel pangrattato.
In una padella antiaderente mettere a scaldare il burro.
Aggiungere le fettine di fegato allineate e farle rosolare da ambo le parti fino,
continuare la cottura per 10 minuti a fiamma moderata e rigirarle solo 1 volta.
Prelevarle dalla padella con un mestolo forato
e disporle su carta assorbente da cucina per far rilasciare il burro in eccesso.
Depositarle allineate su di un piatto di portata
e spruzzarle con il succo di limone zuccherato.
Servire in tavola
direttamente su piatto di portata.
Nota
Il Fegato di Maiale alla Veneta, a piacere, si può spruzzare con aceto balsamico al posto del succo di limone.
Il Fegato di Maiale alla Veneta si accompagna con verdure fresche di stagione a piacere o con patate fritte o al forno.
Il maiale (Sus scrofa domesticus), chiamato anche suino o porco, è un suide addomesticato appartenente ai mammiferi dell’ordine artidattili suiformi. Il maschio fertile si chiama verro, la femmina scrofa e i cuccioli lattonzoli; questi ultimi, in particolare, a loro volta si definiscono verretti se maschi o scrofette se femmine.
Si tratta di uno tra gli animali da macello più diffusi e più utilizzati dall’uomo, anche in ragione dell’ampia gamma di sottoprodotti derivati, che vanno da articolatissime specifiche lavorazioni delle sue carni allo sfruttamento delle setole (da qui il detto “del maiale non si butta via niente”). Il maiale domestico appartiene alla stessa specie del cinghiale e può riprodursi con esso.
Il termine maiale deriva dal latino majalem (“porco castrato”), così chiamato poiché era spesso utilizzato come sacrificio a Maia, madre di Mercurio.
L’allevamento del maiale pare antichissimo, e raffigurazioni di suoi presumibili progenitori sono anche nei graffiti della grotta di Altamira (ca. 40.000 a.C.). Intorno al 5.000 a.C. si suppone che sia avvenuta la domesticazione, in Cina, e tracce di poco più recenti se ne hanno anche in Mesopotamia.
Il maiale è sempre stato di vitale importanza nel sistema alimentare dell’uomo e la sua copiosa produzione lo ha reso di generale popolarità. Molte delle caratteristiche morfologiche o comportamentali del maiale sono anzi entrate nella fraseologia comune presso quasi tutte le culture (per lo più in senso spregiativo o offensivo, sino alla blasfemia).
Le caratteristiche nutrizionali della carne di maiale, ricca di grassi, sono forse all’origine di taluni precetti di alcune religioni (particolarmente di alcune originate in aree calde del Pianeta) che vietano di cibarsene o ne limitano l’assunzione.
L’utilizzo del maiale in cucina è sempre stato il principale e spesso unico scopo del suo allevamento. La sua carne viene utilizzata in svariati modi culinari, cotta con tecniche simili a quelle della carne bovina, oppure utilizzata per farne salumi di vario genere o per utilizzarne il solo grasso, a seconda del taglio. Si usano in cucina anche alcune frattaglie, fra cui il cervello, il fegato, il sangue (come, ad esempio, nel migliaccio pistoiese) e addirittura i piedi. Le varie forme culinarie di utilizzo possono variare da paese a paese e, all’interno dello stesso, da regione a regione. Nemmeno il grasso distribuito nella parte interna del maiale viene sprecato: si tratta della sugna, che viene fusa e poi utilizzata in vari modi, tra i quali la ricopertura della parte magra del prosciutto nella fase di stagionatura di quest’ultimo. In Italia la cottura delle carni avviene quasi sempre in padella o sulla griglia, mediante frittura o a fuoco lento nella preparazione di arrosti e brasati. Nei paesi nordici quali Germania e Austria parti delle carni di maiale idonee vengono anche servite bollite.