Fette di Prosciutto di Praga al Whisky

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Fette di Prosciutto di Praga al Whisky

Le Fette di Prosciutto di Praga al Whisky sono un secondo piatto speciale, ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici.

Per le Fette di Prosciutto di Praga al Whisky disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.

In una padella antiaderente mettere a sfrigolare 30gr di burro.

Aggiungere le fette di prosciutto a rosolarle da ambo le parti, 1 sola volta e

bagnarle con il whisky.

Sgocciolare le fette di prosciutto sulla padella con il fondo di cottura e disporle su di un piatto di portata caldo, condirle con pepe e sale.

Versare nel fondo di cottura della padella il vino e far sfumare della metà.

Aggiungere il restante burro, la passata di pomodoro, pepe, sale, mescolare bene e far bollire la salsa per 5 minuti a fiamma moderata.

Unire la panna e far riprendere l’ebollizione a fiamma moderata.

Al primo bollore togliere dal fuoco.

Versare la salsa ottenuta sulle bistecche disposte sul piatto di portata.

Servire in tavola direttamente su piatto di portata.

Nota

Le Fette di Prosciutto di Praga al Whisky si accompagnano come contorno con verdure cotte a piacere.

Il pomodoro (Solanum lycopersicum,  identificato secondo il Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica (ICBN) Lycopersicon esculentum (L.) Karsten ex Farw. della famiglia delle Solanacee, è una pianta annuale. Le sue bacche, dal caratteristico colore rosso, sono largamente utilizzate in ambito alimentare in molti Paesi del mondo.

Il pomodoro è nativo della zona dell’America centrale, del Sud America e della parte meridionale dell’America settentrionale, zona compresa oggi tra i paesi del Messico e Perù. Gli Aztechi lo chiamarono xitomatl, mentre il termine tomatl indicava vari frutti simili fra loro, in genere sugosi.

La data del suo arrivo in Europa è il 1540 quando lo spagnolo Hernan Cortes rientrò in patria e ne portò alcuni esemplari; ma la sua coltivazione e diffusione attese fino alla seconda metà del XVII secolo. In Italia è documentato da Pietro Andrea Mattioli che nel suo Medici Senensis Commentarii del 1544 lo definì mala aurea, poi tradotto letteralmente in italiano come “pomo d’oro” dal suo caratteristico colore giallo oro. Ma già nel 1572 in una lettera di Costanzo Felici a Ulisse Aldrovandi si fa riferimento ad una varietà di colore rosso gagliardamente, che poi venne selezionata nel tempo e divenne prevalente. In particolare, la tradizione locale dice che la selezione decisiva del viraggio al rosso si ebbe nell’agro nocerino nel 600 o nel 700, dove tuttora la coltivazione del pomodoro è una delle principali industrie e nel cui circondario si conservano varietà importanti come il pomodoro di Sorrento, originale ingrediente della caprese, il pomodoro Corbarino ed il pomodorino giallo del Vesuvio che ancora conserva il colorito originario. Nel 1762 ne furono definite le tecniche di conservazione in seguito agli studi di Lazzaro Spallanzani che, per primo, notò come gli estratti fatti bollire e posti in contenitori chiusi non si alterassero. In seguito, nel 1809, un cuoco parigino, Nicolas Appert, pubblicò l’opera L’art de conserver les substances alimentaires d’origine animale et végétale pour pleusieurs années, dove fra gli altri alimenti era citato anche il pomodoro. Il pomodoro è ricco di acqua, di minerali, di antiradicali liberi come lo zinco ed il selenio, di vitamine antiossidanti come la A e la C, necessarie per la elasticità della pelle e numerose fibre solubili che saziano senza irritare l’intestino. Per 100gr di pomodoro si riscontrano solo 18 calorie per cui è indicato anche per diete ipocaloriche, inoltre, la tomatina presente nel pomodoro combatte le cardiopatie ed i tumori.

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