Ingredienti
- 4 finocchiogrossi
- 1/2 litro olio arachidi
- 30gr Farina 00
Per Pastella
- 150gr Farina 00
- 2 Tuorli
- 1/2 bicchiere Vino bianco secco
- 1 cucchiaio Olio Evo
- 2 Albumi
- qb Sale
Direzione
Finocchi in Pastella Fritti
I Finocchi in Pastella Fritti sono un contorno, anche vegetariano, gustoso e saporito, ideali per un pranzo od una cena in famiglia o con amici.
Per i Finocchi in Pastella Fritti disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Preparare la pastella:
Mettere in una ciotola capiente, la farina, i tuorli, il vino bianco, l’olio ed una presa di sale.
Lavorare il tutto con una frusta fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.
Lasciare riposare per 20 minuti.
In una altra ciotola montare a neve ben ferma gli albumi con un pizzico di sale, usando lo sbattitore elettrico.
Unire la pastella agli albumi montati e mescolare delicatamente con un cucchiaio dal basso verso l’alto e tenere da parte.
Togliere ai finocchi la parte verde superiore, togliere anche le prime foglie, lavarli sotto acqua corrente, tagliarli a fettine e tenere da parte.
In una pentola piena di acqua bollente leggermente salata, mettere a lessare le fettine di finocchio per 15 minuti a fiamma moderata.
Scolarli, passarle prima nella farina poi nella pastella e tenere da parte.
In una padella antiaderente capiente mettere a scaldare l’olio di arachidi.
Aggiungere i finocchi a fettine e far rosolare in ogni loro parte, mescolare di tanto in tanto.
Prelevarle dalla padella con un mestolo forato e disporle su carta assorbente da cucina per far rilasciare l’olio in eccesso.
Disporle su di un piatto di portata.
Servire in tavola direttamente su piatto di portata.
Nota
I Finocchi in Pastella Fritti si accompagnano come contorno a carni e pesci al forno.
La Pastella per friggere al vino bianco è ideale per realizzare fritture delicate e squisite.
La Pastella per friggere al vino bianco è molto morbida ed è adatta soprattutto alla frittura di verdure invernali come cavolfiori, finocchi, carciofi.
La Pastella per friggere al vino bianco è una delicata preparazione per ogni tipo di frittura di pesce.
La Pastella per friggere al vino bianco renderà croccanti le preparazioni senza appesantirle.
Il finocchio (Foeniculum vulgare ) è una pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere).
Conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500.
Si distinguono le varietà di finocchio selvatico dalle varietà di produzione orticola (dolce).
Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2 m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati “semi”).
Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60–80 cm di altezza. Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.
Il finocchio è ampiamente coltivato negli orti per la produzione del grumolo, una struttura compatta costituita dall’insieme delle guaine fogliari, che si presentano di colore biancastro, carnose, strettamente appressate le une alle altre attorno a un brevissimo fusto conico, direttamente a livello del terreno.
Il suo colore bianco è dato dalla tecnica dell’imbianchimento: si tratta di una rincalzatura e si effettua a cadenza regolare nel corso dello sviluppo del grumolo o almeno due settimane prima della raccolta.
La raccolta dei grumoli avviene in tutte le stagioni, secondo le zone di produzione. Si adatta a qualsiasi terreno di medio impasto con presenza di sostanza organica. Le piante vengono disposte in file e distanziate di circa 25 cm l’una dall’altra. La raccolta del grumolo avviene dopo circa 90 giorni dalla semina. Richiede frequenti e abbondanti irrigazioni e preferisce un clima temperato di tipo mediterraneo.
In cucina si possono usare tutte le parti del finocchio. Il grumolo bianco (erroneamente ritenuto un bulbo) del finocchio coltivato si può mangiare crudo nelle insalate oppure lessato e gratinato e si può aggiungere agli stufati.
Per quanto riguarda il finocchio selvatico, chiamato in cucina anche “finocchina” o “finocchietto”, si usano sia i fiori freschi o essiccati, sia i frutti o “diacheni”, impropriamente chiamati “semi”, che sono più o meno dolci, pepati o amari, a seconda della varietà, sia le foglie (o “barba”), sia i rametti più o meno grandi utilizzati nelle Marche per cucinare i bombetti (lumachine di mare) o per conciare le olive sotto sale accompagnato con peperoncino e aglio; le foglie si usano fresche e sminuzzate per insaporire minestre, piatti di pesce, insalate e formaggi: nella “pasta con le sarde”, nota ricetta siciliana, le foglie del finocchio selvatico sono uno degli ingredienti essenziali.
I fiori si usano per aromatizzare le castagne bollite, i funghi al forno o in padella, le olive in salamoia e le carni di maiale (in particolare la “porchetta” dell’Alto Lazio e dell’Umbria). I cosiddetti “semi” si usano soprattutto per aromatizzare tarallini (Puglia), ciambelle o altri dolci casalinghi e per speziare vino caldo o tisane. Fanno inoltre parte della ricetta di un biscotto tipico del Piemonte, il finocchino. È in uso nelle regioni costiere del Tirreno, un “liquore di finocchietto”, per il quale s’utilizzano i fiori freschi e/o i “semi” e le foglie.
La comune distinzione tra finocchio femmina e finocchio maschio è solo formale: il primo è di forma allungata e il secondo di forma tondeggiante. Il cosiddetto finocchio maschio, più apprezzato sotto l’aspetto merceologico perché meno fibroso e più carnoso, si ottiene grazie al concorso di fattori ambientali associati alla natura del terreno e alla sua sistemazione superficiale e a un’adeguata tecnica colturale.
L’espressione “lasciarsi infinocchiare” deriva dall’abitudine dei cantinieri di offrire spicchi di finocchio orticolo a chi si presentava per acquistare il vino custodito nelle botti. Il grumolo infatti contiene sostanze aromatiche che modificano leggermente la percezione dei sapori, rendendo saporito il successivo assaggio di un vino di qualità scadente o prossimo all ‘acetificazione.