Frittelle di Arance candite e Fichi secchi
Le Frittelle di Arance candite e Fichi secchi sono un dessert o una merenda, gustoso e saporito ideale un pranzo od una cena in famiglia o con amici o per un buffet.
Per le Frittelle di Arance candite e Fichi secchi disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Sul piano di lavoro, con un coltello ben affilato, tritare finemente le arance candite e tenere da parte.
Sul piano di lavoro, con un coltello ben affilato, tritare finemente i fichi secchi e tenere da parte.
In un piatto fondo mettere 100gr di zucchero e tenere da parte.
In un pentolino far sciogliere il burro a fiamma bassa, far raffreddare e tenere da parte.
In una ciotola mettere la farina, 50gr di zucchero, le uova, il burro fuso, la vanillina, ½ bustina di lievito, il latte, 1 pizzico di sale e frustare il tutto al fine di ottenere una pastella liscia ed omogenea.
Versare nella ciotola con la pastella le arance candite ed i fichi secchi tutto tritato, mescolare delicatamente.
In una padella antiaderente mettere a sfrigolare l’olio di arachidi.
Aggiungere un po’ per volta delle cucchiaiate di composto e far friggere in ogni loro parte, girandoli ogni tanto fino a doratura completa.
Depositare le frittelle ottenute su carta assorbente da cucina per far rilasciare l’olio in eccesso.
Far rotolare le frittelle ottenute ne piatto dello zucchero e depositarle su di un piatto di portata.
Servire subito in tavola direttamente sul piatto di portata.
Nota
Le Frittelle di Arance candite e Fichi secchi sono un alternativa alle solite frittelle soprattutto nel periodo di Carnevale.
I lieviti sono un gruppo di funghi, formati da un unico tipo di cellula eucariotica, che possono avere forma ellittica o sferica. Sono state catalogate più di mille specie di lieviti.
Alcune specie sono comunemente usate per lievitare il pane e far fermentare le bevande alcoliche. La maggior parte dei lieviti appartiene al gruppo degli Ascomiceti.
Un piccolo numero di lieviti come la Candida Albicans può causare infezioni nell’uomo, mentre un altro lievito Malassezia pachidermatis è causa di dermatite ed otite nel cane e nel gatto. Il lievito più comunemente usato è un saccaromicete, termine scientifico Saccharomyces Cerevisiae, che è “addomesticato” da migliaia di anni per la produzione di vino, pane, birra.
I primi a scoprire il lievito di birra furono gli antichi egizi verso il 1500 a.C. I produttori di birra classificano i lieviti come ad alta o bassa fermentazione. Questa classificazione è stata introdotta dal danese Emil Christian Hansen.
Il Saccharomyces Cerevisiae è conosciuto anche come lievito da fornaio; è usato come organismo modello da biologi che studiano genetica e biologia molecolare perché è facile crescerlo in coltura, ed in quanto Eucariota ha una struttura molecolare complessa.
Lievito madre è un termine impropriamente utilizzato per definire un impasto di farina e acqua sottoposto a una contaminazione spontanea da parte di microrganismi (per la maggior parte “lieviti”) presenti nelle materie prime, provenienti dall’aria, dall’ambiente, dall’operatore, il cui sviluppo crea all’interno della massa una microflora batterica autoctona in cui predomina la coltura dei batteri lattici.
L’impasto di farina e acqua sottoposto alla contaminazione di lievito e altri microrganismi è anche conosciuto come pasta madre o lievito madre.
La fermentazione dei batteri lattici è una fermentazione lattica (omo- o etero-fermentante, in base alle specie contaminanti), non è la fermentazione alcoolica tipica del S. cerevisiae (lievito compresso, di birra, industriale). Come prodotti di questo metabolismo si hanno acido lattico, acido acetico, acqua, anidride carbonica e metaboliti secondari. Questa massa acida è impropriamente chiamata in gergo tecnico “lievito”, termine ben lontano dal suo significato microbiologico, per il fatto che contribuisce a “levare”, “alzare” la massa in fermentazione con la produzione di gas: questo processo fisico-chimico apporta al prodotto finito (pane, pizza, prodotti da forno) una serie di aspetti positivi tra cui maggiore digeribilità e conservabilità.