Ingredienti
- 500gr Farina 00
- 500gr Zucchero
- 3 Uova
- 1 Tuorlo
- 130gr Mandorlepelate
- 70gr Cedro Candito
- 70gr Arancia candita
- 10gr Bicarbonato di sodio
- 1 pizzico Cannella
- 1 pizzico Noce moscata
- 1 pizzico Chiodi di garofano
- 1 pizzico Pepe
- 1 pizzico Sale
Direzione
Pain d’Epices
Il Pain d’Epices è un dolce della tradizione culinaria Francese, è la torta delle feste natalizie ideale da servire con il thè, per la merenda o per la prima colazione con il caffè-latte od il cappuccino.
Per il Pain d’Epices disporre
tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Sul piano di lavoro tagliare a pezzettini sottili il cedro
e l’arancia canditi e tenere da parte.
Mettere nel mixer le mandorle,
tritarle e tenere da parte
In una ciotola capiente mettere la farina,
lo zucchero, le mandorle tritate, le uova, il bicarbonato,
le spezie, un po’ di acqua tiepida e lavorarlo con lo sbattitore elettrico
fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo.
Mettere l’impasto in una ciotola capiente
coprirlo con un canovaccio
e far riposare per 6 ore in luogo asciutto.
Incorporare nell’impasto i pezzettini di cedro
e di arancia canditi.
Spianare l’impasto, con un mattarello,
allo spessore di 2cm.
Mettere l’impasto ottenuto in uno stampo per torte
rettangolare foderato con carta da forno,
livellare l’impasto con una spatola per dolci.
Infornare a forno caldo a 180° C per
30 minuti o a doratura.
Sfornare il Pain d’Epices,
far raffreddare
e toglierlo dallo stampo.
Servire in tavola su piatto di portata
tagliarlo a fette rettangolari.
Nota
Il Pain d’Epices, o Pan di Spezie o Panpepato, è una ricetta tipica della pasticceria francese, è un dolce delle feste di Natale. Il Pain d’Epices è un dolce a base di spezie, più specificamente si utilizzano cannella, zenzero, anice stellato, noce moscata e pepe garofanato. Esistono diverse versioni, di questa ricetta, legate alle tradizioni familiari. Alcune ricette utilizzano la scorza di arancia, altre l’acqua di fiori d’arancio o i semi di finocchio, alla fine si usano le spezie che più ci piacciono.
La farina alimentare (dal latino farīna, derivato da far «farro») è il prodotto della macinazione dei frutti secchi o dei semi di varie piante: si ha farina di grano, di mais, di orzo, di farro, di riso, di avena, di segale, di castagne, di ceci, di mandorle, di grano saraceno. Comunemente però indichiamo col nome di farina, senza specificarne l’origine, quella ottenuta dal grano tenero (Triticum aestivum) e usata per la panificazione, in pasticceria e in cucina. La farina di grano duro, usata per la panificazione e la produzione di pasta alimentare, prende il nome di “semola”.
Una “farina” è un prodotto macinato fine; alla vista non sono distinguibili i singoli frammenti e al tatto risulta come una polvere impalpabile, come il talco o la polvere di cacao.
La farina 00 è quella più raffinata e priva di particelle di crusca e cruschello.
La farina integrale è quella con la più alta percentuale di cruschello e crusca, la legge italiana impone dei limiti che sono 1,3%-1,7% di presenza di ceneri (nella tabella qui sotto il valore delle ceneri corrisponde al valore di sali minerali). Il grano tenero macinato veramente in modo integrale possiede mediamente una percentuale di ceneri (sali minerali) che varia dal 2 al 2,2%, quindi nella farina integrale normalmente commercializzata una parte della crusca è asportata.
La proprietà più importante della farina è il fattore di panificabilità (chiamato spesso “Forza”, cioè la capacità di resistere nell’arco del tempo alla lavorazione. La Forza della farina deriva dalla qualità del grano macinato per produrla, quindi dal suo contenuto proteico, in particolare di quello di unità proteiche insolubili in acqua gliadine e glutenine. Queste proteine semplici poste a contatto con l’acqua e grazie all’azione meccanica dell’impastare, formano un complesso proteico detto glutine, che costituisce la struttura portante dell’impasto. Si tratta di un complesso viscoelastico stabilizzato da legami di natura covalente (ponti di solfuro, etc.) e non (legami idrogeno, ionici, interazioni di tipo idrofobico, forze di Van der Waals, etc.) che trattiene sia i componenti dell’impasto, microrganismi compresi, sia i gas, metaboliti secondari ecc. che si sviluppano all’interno nella struttura.
Le farine in commercio al dettaglio hanno un fattore di panificabilità variabile. Solitamente quella delle farine 0 e 00 generiche si aggira sul W 150, quella delle 00 specifiche per prodotti non lievitati (creme, torte a lievitazione chimica come il plum-cake, biscotti, crostate) dal W 80 al W 150, quella delle 00 e 0 specifiche per pizza dal W 200 al W 280, quella delle 00 specifiche per dolci lievitati intorno al W 300. Le farine chiamate manitoba portano il nome della provincia del Manitoba (Canada) di cui è originario il grano con cui sono prodotte; attualmente questa varietà è coltivata in tutto il mondo. La farina manitoba presenta un alto contenuto proteico e conseguentemente una maggiore capacità di assorbimento dei liquidi, maggiore elasticità e resistenza, comunque queste proprietà non implicano un maggior valore del fattore di panificabilità (forza) per cui non è detto che le farine manitoba siano più forti di altre varietà.
Le confezioni per uso domestico oramai indicano spesso sia il valore W della farina sia la composizione del prodotto. Se non è presente il valore di W, una qualche indicazione è data dal contenuto proteico. Quest’ultimo è sempre dichiarato ed è espresso in grammi e in percentuale nella tabella dei valori nutrizionali. Una farina 00 standard ne contiene ca. 9,5 g, una manitoba ca. 12,5. Più è alto il contenuto proteico, più la farina è da ritenersi forte e più lungo è il tempo minimo richiesto per la lievitazione.