Pandoro in coppa con Crema di Zabaione
Il Pandoro in coppa con Crema di Zabaione è un dessert delizioso, particolare e perfetto per utilizzare il pandoro avanzato dalle feste.
Il Pandoro in coppa con Crema di Zabaione è una ricetta golosa
da servire nel periodo natalizio come dessert di fine pasto o per una ricca merenda.
Per il Pandoro in coppa con Crema di Zabaione
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Separare gli albumi dai tuorli, usare solo i tuorli.
In un pentolino mettere i tuorli,
usare come unità di misura ½ guscio d’uovo,
unire ai tuorli 12 gusci di marsala,
6 gusci di vino e 6 cucchiai di zucchero.
Cuocere a bagnomaria,
mescolando il composto fino ad ottenere una crema densa e spumosa.
Far raffreddare ed incorporare la panna,
mescolare con un cucchiaio dal basso verso l’alto, molto delicatamente.
Distribuire la crema ottenuta nelle coppette
e completare con il pandoro tagliato a dadini ed a fettine.
A piacere, guarnire con ghirigori di zucchero caramellato.
Servire in tavola la coppetta ogni commensale su piattino da dessert individuale.
Note:
Il Pandoro in coppa con Crema di Zabaione è un dessert delizioso,
particolare e perfetto per utilizzare il pandoro avanzato dalle feste.
E’ un tipico dolce veronese che viene consumato soprattutto durante le festività natalizie.
Deriva dal nome in lingua veneta “pan de oro”
e veniva servito sulle tavole dei ricchi veneziani insieme al nadalin.
Insieme al panettone è uno dei dolci natalizi più tipici in Italia.
La pasta è soffice e di colore dorato,
per la presenza delle uova, e profuma di vaniglia.
La forma è a tronco,
con rilievi a forma di stella,
di solito a otto punte.
Le origini della ricetta sono da ricercare ai tempi dell’antica Roma
e se ne fa menzione in uno scritto minore che risale al primo secolo d.C.,
ai tempi di Plinio il Vecchio,
che cita un cuoco di nome Vergilius Stephanus Senex che preparò un “panis”
con fiori di farina, burro e olio.
La ricetta pare derivi anche dal “pane de oro”
che veniva servito intorno al XIII secolo sulle tavole dei nobili veneziani.
La nascita della ricetta moderna risale all’Ottocento,
come evoluzione del nadalin,
dolce veronese che ha ottenuto il riconoscimento della De. Co.
solamente nel 2012. Il 14 ottobre 1894 Domenico Melegatti,
fondatore dell’omonima industria dolciaria veronese depositò all’ufficio brevetti
un dolce morbido e dal caratteristico corpo a forma di stella a otto punte,
opera dell’artista Angelo Dall’Oca Bianca pittore impressionista.
Il pandoro tradizionale non viene guarnito internamente con creme o canditi.
Con il tempo le case produttrici hanno cercato di differenziare la propria offerta
inventando o riutilizzando particolari ricette,
ed è oggi possibile quindi gustare il pandoro in diverse versioni,
farcito con crema pasticcera o ricoperto da uno strato di cioccolato, ecc.
È consigliabile riscaldarlo prima di consumarlo.
Sovente il pandoro viene venduto in scatole di cartone con lo zucchero a velo
in un sacchettino a parte che gli acquirenti devono versare sul dolce al momento dell’apertura
(anche per evitare che lo zucchero a velo con un contatto prolungato
con il dolce durante il periodo di confezionamento perda le sue caratteristiche).