Pasticcini Napoletani
I Pasticcini Napoletani sono ottimi da servire con il thè, per la merenda od a fine pasto come ottimo dessert.
Per i Pasticcini Napoletani
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Mettere in una ciotola, con acqua tiepida,
l’uvetta a rinvenire per almeno 30 minuti, strizzarla e tenere da parte.
Togliere il burro dal frigorifero
e lasciarlo a temperatura ambiente.
Preparare la frolla:
in un piatto fondo sbattere con una forchetta i tuorli e tenere da parte.
in una ciotola, lavorare il burro a pomata
(schiacciato con spatola o cucchiaio, poi lavorato a mano in modo da renderlo cremoso).
Unire lo zucchero al burro ed impastare.
In una ciotola capiente mettere la farina,
la maizena al centro depositare l’impasto di zucchero
e burro poi aggiungere la vanillina o limone grattugiato,
il miele ed i tuorli battuti.
Con lo sbattitore elettrico miscelare il tutto
al fine di ottenere un composto liscio ed omogeneo.
Formare con le mani un panetto e lasciar riposare 30 minuti,
avvolto in pellicola per alimenti in frigorifero.
(il panetto ricoperto con pellicola per alimenti dura in frigorifero per 1 settimana).
Tirare il panetto con il mattarello ad uno spessore di 5mm.
Tenere da parte un po’ di pasta frolla.
Prendere dei pezzi di pasta metterli nelle formine lisce imburrate per pasticcini,
bucare il fondo con i rebbi della forchetta e tenere da parte.
Preparare il ripieno:
in una ciotola mettere la ricotta,
lo zucchero a velo, 1 tuorlo, la cannella,
l’uvetta strizzata e con lo sbattitore elettrico
miscelare il tutto al fine di ottenere un composto liscio ed omogeneo.
Mettere il ripieno nelle pastine
e livellare bene il ripieno.
Con la pasta frolla tenuta da parte formare delle strisce di decorazione
che andranno depositate sul ripieno delle pastine, a misura,
formando un reticolato incrociato e pressate con i rebbi della forchetta
in modo da formare dei segni sulle strisce di pasta frolla.
Depositare le formine sulla leccarda del forno.
Infornare a forno caldo 180°C ventilato per 25 minuti.
Togliere le formine dal forno,
far raffreddare e togliere i pasticcini dalle formine.
Servire in tavola su piatto di portata
o su alzatina per dolci.
Nota
Si usa la farina 00 perché ha poco glutine.
La pasta frolla viene usata per crostate, torte, biscotti, paste.
La farina alimentare (dal latino farīna, derivato da far «farro») è il prodotto della macinazione dei frutti secchi o dei semi di varie piante: si ha farina di grano, di mais, di orzo, di farro, di riso, di avena, di segale, di castagne, di ceci, di mandorle, di grano saraceno. Comunemente però indichiamo col nome di farina, senza specificarne l’origine, quella ottenuta dal grano tenero (Triticum aestivum) e usata per la panificazione, in pasticceria e in cucina. La farina di grano duro, usata per la panificazione e la produzione di pasta alimentare, prende il nome di “semola”.
Una “farina” è un prodotto macinato fine; alla vista non sono distinguibili i singoli frammenti e al tatto risulta come una polvere impalpabile, come il talco o la polvere di cacao.
La farina 00 è quella più raffinata e priva di particelle di crusca e cruschello.
La farina integrale è quella con la più alta percentuale di cruschello e crusca, la legge italiana impone dei limiti che sono 1,3%-1,7% di presenza di ceneri (nella tabella qui sotto il valore delle ceneri corrisponde al valore di sali minerali). Il grano tenero macinato veramente in modo integrale possiede mediamente una percentuale di ceneri (sali minerali) che varia dal 2 al 2,2%, quindi nella farina integrale normalmente commercializzata una parte della crusca è asportata.
La proprietà più importante della farina è il fattore di panificabilità (chiamato spesso “Forza”, cioè la capacità di resistere nell’arco del tempo alla lavorazione. La Forza della farina deriva dalla qualità del grano macinato per produrla, quindi dal suo contenuto proteico, in particolare di quello di unità proteiche insolubili in acqua gliadine e glutenine. Queste proteine semplici poste a contatto con l’acqua e grazie all’azione meccanica dell’impastare, formano un complesso proteico detto glutine, che costituisce la struttura portante dell’impasto. Si tratta di un complesso viscoelastico stabilizzato da legami di natura covalente (ponti di solfuro, etc.) e non (legami idrogeno, ionici, interazioni di tipo idrofobico, forze di Van der Waals, etc.) che trattiene sia i componenti dell’impasto, microrganismi compresi, sia i gas, metaboliti secondari ecc. che si sviluppano all’interno nella struttura.
Le farine in commercio al dettaglio hanno un fattore di panificabilità variabile. Solitamente quella delle farine 0 e 00 generiche si aggira sul W 150, quella delle 00 specifiche per prodotti non lievitati (creme, torte a lievitazione chimica come il plum-cake, biscotti, crostate) dal W 80 al W 150, quella delle 00 e 0 specifiche per pizza dal W 200 al W 280, quella delle 00 specifiche per dolci lievitati intorno al W 300. Le farine chiamate manitoba portano il nome della provincia del Manitoba (Canada) di cui è originario il grano con cui sono prodotte; attualmente questa varietà è coltivata in tutto il mondo. La farina manitoba presenta un alto contenuto proteico e conseguentemente una maggiore capacità di assorbimento dei liquidi, maggiore elasticità e resistenza, comunque queste proprietà non implicano un maggior valore del fattore di panificabilità (forza) per cui non è detto che le farine manitoba siano più forti di altre varietà.
Le confezioni per uso domestico oramai indicano spesso sia il valore W della farina sia la composizione del prodotto. Se non è presente il valore di W, una qualche indicazione è data dal contenuto proteico. Quest’ultimo è sempre dichiarato ed è espresso in grammi e in percentuale nella tabella dei valori nutrizionali. Una farina 00 standard ne contiene ca. 9,5 g, una manitoba ca. 12,5. Più è alto il contenuto proteico, più la farina è da ritenersi forte e più lungo è il tempo minimo richiesto per la lievitazione.