Ingredienti
Per Pasta
- 350gr Farina 00
- 170gr Burro
- 1 Uova
- 1 pizzico Zucchero
- qb Sale
Per Ripieno
- 250gr Carne trita maiale
- 200gr Mozzarella
- 100gr 1 sol fetta Prosciutto crudo
- 3 fette Petti di tacchino
- 3 Uova
- 1 Tuorlo
- 400gr Maccheroni
- 20gr mollica pane
- 80gr Parmigiano Reggiano
- 1 spicchio Aglio
- 1 Cipolla
- 1 rametto Prezzemolo
- 1 limone
- 20gr Burro
- 20gr Farina 00
- 4 cucchiai Olio Evo
- qb Noce moscata
- qb Pepe
- qb Sale
Direzione
Pasticcio di Maccheroni alla Barese
Il Pasticcio di Maccheroni alla Barese è un primo piatto gustoso, ideale per un pranzo od una cena in famiglia o con amici.
Per il Pasticcio di Maccheroni alla Barese disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Togliere il burro dal frigorifero e lasciarlo a temperatura ambiente.
In una ciotola con acqua tiepida mettere la mollica di pane, strizzarla e tenere da parte.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina, le foglie di prezzemolo, tritarle e tenere da parte.
Pulire, lavare, tritare la cipolla e tenere da parte.
Pelare, tritare l’aglio e tenere da parte.
Sul piano di lavoro, con un coltello ben affilato, tagliare a listarelle il prosciutto crudo e tenere da parte.
Sul piano di lavoro, con un coltello ben affilato, tagliare a fettine la mozzarella e tenere da parte.
Sul piano di lavoro grattugiare mezzo limone e tenere da parte.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina le fettine di tacchino e tenere da parte.
Preparare la pasta:
sul piano di lavoro fare la fontana con la farina, mettere al centro il burro, l’uovo, 1 pizzico di zucchero, 1 pizzico di sale, 2 cucchiai di acqua fredda ed impastare il tutto al fine di ottenere un impasto liscio ed omogeneo, avvolgere l’impasto in un canovaccio pulito e far riposare per 60 minuti.
Questo impasto si deve ottenere nel più breve tempo possibile.
Preparare il ripieno:
In un pentolino pieno di acqua bollente leggermente salata far rassodare 3 uova per 9 minuti dalla ripresa del bollore.
Farle raffreddare sotto acqua corrente, sgusciarle, affettarle sottilmente e metterle in un piatto e tenere da parte.
In una padella antiaderente mettere a scaldare 2 cucchiai di olio evo.
Aggiungere la cipolla tritata e far rosolare.
Unire la passata di pomodoro, pepe, sale e cuocere per 25 minuti a fiamma bassa.
In una ciotola capiente mettere la carne trita di maiale, la mollica di pane strizzata, l’aglio ed il prezzemolo tritati, il chiodo di garofano, pepe, sale, la scorza di limone grattugiata, il tuorlo ed amalgamare bene il tutto.
Con il composto appena preparato formare con le mani delle polpettine della grandezza di una nocciola, infarinarle emetterle in una padella con poca acqua leggermente salata e cuocerle per 10 minuti a fiamma bassa.
In una padella antiaderente mettere a scaldare 2 cucchiai di olio evo.
Aggiungere le fettine di tacchino e farle rosolare da ambo le parti, salarli e con un coltello ben affilato tagliarli a dadini e tenere da parte.
In una pentola piena di acqua bollente salata, mettere a cuocere i maccheroni, per il tempo di cottura indicato sulla confezione dal produttore.
Scolarli al dente e tenere da parte.
Stendere la pasta tolta dal canovaccio e formare 2 sfoglie, 1 della dimensione sufficiente a foderare interamente, fondo e pareti, una teglia da forno e l’altra per coprire la teglia.
Cospargere con una noce di burro una teglia da forno, foderare con la 1 sfoglia fondo e pareti, versare a strati dei maccheroni sul fondo e distribuirli bene a ricoprirlo, versare sopra la salsa preparata, la mozzarella a fettine, le polpettine, le uova sode a fettine, il prosciutto crudo a listarelle, il tacchino a dadini, cospargere con il parmigiano tutta la superficie.
Procedere così con il secondo strato fino ad esaurimento degli ingredienti.
Disporre sopra la 2 sfoglia e chiudere bene ai bordi.
Infornare a forno caldo a 180°C per 20 minuti o fino a doratura della superficie.
Servire in tavola direttamente nella teglia di cottura.
Nota
Il maiale (Sus scrofa domesticus), chiamato anche suino o porco, è un suide addomesticato appartenente ai mammiferi dell’ordine artidattili suiformi. Il maschio fertile si chiama verro, la femmina scrofa e i cuccioli lattonzoli; questi ultimi, in particolare, a loro volta si definiscono verretti se maschi o scrofette se femmine.
Si tratta di uno tra gli animali da macello più diffusi e più utilizzati dall’uomo, anche in ragione dell’ampia gamma di sottoprodotti derivati, che vanno da articolatissime specifiche lavorazioni delle sue carni allo sfruttamento delle setole (da qui il detto “del maiale non si butta via niente”). Il maiale domestico appartiene alla stessa specie del cinghiale e può riprodursi con esso.
Il termine maiale deriva dal latino majalem (“porco castrato”), così chiamato poiché era spesso utilizzato come sacrificio a Maia, madre di Mercurio.
L’allevamento del maiale pare antichissimo, e raffigurazioni di suoi presumibili progenitori sono anche nei graffiti della grotta di Altamira (ca. 40.000 a.C.). Intorno al 5.000 a.C. si suppone che sia avvenuta la domesticazione, in Cina, e tracce di poco più recenti se ne hanno anche in Mesopotamia.
Il maiale è sempre stato di vitale importanza nel sistema alimentare dell’uomo e la sua copiosa produzione lo ha reso di generale popolarità. Molte delle caratteristiche morfologiche o comportamentali del maiale sono anzi entrate nella fraseologia comune presso quasi tutte le culture (per lo più in senso spregiativo o offensivo, sino alla blasfemia).
Le caratteristiche nutrizionali della carne di maiale, ricca di grassi, sono forse all’origine di taluni precetti di alcune religioni (particolarmente di alcune originate in aree calde del Pianeta) che vietano di cibarsene o ne limitano l’assunzione.
L’utilizzo del maiale in cucina è sempre stato il principale e spesso unico scopo del suo allevamento. La sua carne viene utilizzata in svariati modi culinari, cotta con tecniche simili a quelle della carne bovina, oppure utilizzata per farne salumi di vario genere o per utilizzarne il solo grasso, a seconda del taglio. Si usano in cucina anche alcune frattaglie, fra cui il cervello, il fegato, il sangue (come, ad esempio, nel migliaccio pistoiese) e addirittura i piedi. Le varie forme culinarie di utilizzo possono variare da paese a paese e, all’interno dello stesso, da regione a regione. Nemmeno il grasso distribuito nella parte interna del maiale viene sprecato: si tratta della sugna, che viene fusa e poi utilizzata in vari modi, tra i quali la ricopertura della parte magra del prosciutto nella fase di stagionatura di quest’ultimo. In Italia la cottura delle carni avviene quasi sempre in padella o sulla griglia, mediante frittura o a fuoco lento nella preparazione di arrosti e brasati. Nei paesi nordici quali Germania e Austria parti delle carni di maiale idonee vengono anche servite bollite.