Ingredienti
- 1kg Pesce Gattogrossi
- 30gr Burro
- 500gr Passata di pomodoro
- 2 spicchi Aglio
- 1 ciuffetto Prezzemolo
- 2 cucchiai Olio Evo
- qb Pepe
- qb Sale
Direzione
Pesce Gatto in Umido
Il Pesce Gatto in Umido è un secondo piatto gustoso, ottimo da servire a pranzo od a cena con familiari ed amici.
Per il Pesce Gatto in Umido disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina, le foglie di prezzemolo, tritarle e tenere da parte.
Pelare, tritare finemente l’aglio e tenere da parte.
Se il pesce non fosse già pulito, togliere le pinne, la testa, le interiora, accorciare la coda, lavarlo sotto acqua corrente, asciugarlo con carta assorbente da cucina, con un coltello ben affilato praticare sul dorso qualche incisione in modo da agevolare la cottura.
In una padella antiaderente mettere a sfrigolare il burro con l’olio evo.
Aggiungere l’aglio ed il prezzemolo tritati e far soffriggere.
Mettere i pesci e farli dorare in ogni loro parte rigirandoli.
Unire la passata di pomodoro, pepe, sale e cuocere per 20 minuti a fiamma bassa.
Prelevarli dalla padella con un mestolo forato e disporli ordinatamente su di un piatto di portata e versare sopra il sugo di cottura.
Servire in tavola direttamente sul piatto di portata preparato.
Nota
Il Pesce Gatto in Umido si può accompagnare come contorno con patate lessate o con verdura cotta di stagione.
Ameiurus melas, conosciuto come pesce gatto o pesce gatto nero o comunemente noto come barbone (o barbona) è un pesce d’acqua dolce appartenente alla famiglia Ictaluridae. Talvolta è chiamato pesce gatto nostrano per distinguerlo dal simile Ictalurus punctatus.
Questa specie ha il suo areale nelle zone centrali e orientali degli Stati Uniti dai Grandi Laghi al Messico settentrionale da cui è stato introdotto in Italia e in gran parte dell’Europa nei primi del ‘900. Ha come habitat i fiumi a lento corso, i laghi e gli stagni.
È un pesce di straordinaria resistenza, in grado di sopravvivere in ambienti fortemente inquinati, poco ossigenati e persino per qualche ora fuori dall’acqua.
Sulla pinna dorsale possiede un grosso aculeo velenoso in grado di provocare ferite molto dolorose; un altro aculeo è presente sul primo raggio delle pinne pettorali che all’occorrenza possono servire anche a muoversi fuori dall’acqua.
Presenta inoltre una seconda pinna dorsale adiposa e pinna caudale omocerca (con i due lobi uguali). Possiede otto barbigli piuttosto sviluppati sui quali sono presenti migliaia di organi di senso e papille gustative. Raggiunge i 60 cm ed eccezionalmente il peso di 3 kg.
È sostanzialmente un pesce spazzino: la sua alimentazione nei primi mesi di vita comprende larve, vermi e piccoli molluschi e in età adulta piccoli pesci vivi e morti oltre ad invertebrati e sostanze organiche di ogni tipo. Si alimenta soprattutto la notte o in giornate nuvolose.
La pesca avviene soprattutto di notte con la tecnica della pesca a fondo impiegando esche animali di qualsiasi tipo, più frequentemente pesci morti, ma sono molto apprezzati anche vermi e bigattini e anche un pezzo di carne può andare bene. Le carni, saporite e quasi senza spine, sono molto apprezzate ed è anche oggetto di acquacoltura.
La sua immissione nelle acque europee ha fortemente danneggiato le specie autoctone di pesci, soprattutto la tinca, dato che la specie è fortemente competitiva. Dopo l’introduzione (intorno agli anni cinquanta del secolo scorso) di questa specie nel fiume Tora, a Collesalvetti, ad es., sono praticamente scomparse le specie autoctone fino ad allora più presenti e diffuse: barbi nel corso superiore, tinche e lucci in quello inferiore. Insieme all’introduzione del gambero americano nei corsi d’acqua europei, hanno provocato un vero disastro, contribuendo anche alla riduzione delle giovani anguille nella migrazione di ritorno.