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Polenta alla Biellese

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Ingredienti

Regolare le porzioni
500gr Farina di mais
1,5 litri Latte
1 cucchiaio Sale Grosso
150gr Fontina o Toma
50gr Emmental
150gr Burro

informazioni Nutrizionali

7,6g
Proteine
351k
Calorie
1,2g
Grassi
78g
Carboidrati
0,6g
Zuccheri

Polenta alla Biellese

Polenta alla Biellese

Caratteristiche:
  • Tradizionale

Polenta alla Biellese:
A cottura ultimata aggiungere la toma o fontina e l’emmental a fettine sottili e mescolare bene.
Versare la polenta su di un piatto di portata e versare sopra il burro fuso, mescolare di nuovo in modo da amalgamare tutti gli ingredienti e per far filare il formaggio.

  • 60
  • Serves 4
  • Facile

Ingredienti

Direzione

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Polenta alla Biellese

La Polenta alla Biellese è un piatto unico saporito ed appetitoso, ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici.

Per la Polenta alla Biellese disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.

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In un pentolino far fondere il burro a fiamma bassa e tenere da parte.

Sul piano di lavoro affettare sottilmente l’emmental e tenere da parte.

Sul piano di lavoro affettare sottilmente la toma o la fontina e tenere da parte.

Preparare la polenta:

Mettere in una pentola a fondo spesso a far bollire 1,5 litri di latte, 1 cucchiaio sale grosso e mettere al bollore in un colpo 500gr di farina per polenta.

Mescolare con la frusta facendo amalgamare bene la farina con l’acqua, aggiungere 1 cucchiaio di olio evo, servirà per evitare la formazione di grumi.

Abbassare la fiamma al minimo, coprire con un coperchio e cuocere per circa 50 minuti senza più rimestare.

A cottura ultimata aggiungere la toma o fontina e l’emmental a fettine sottili e mescolare bene.

Versare la polenta su di un piatto di portata e versare sopra il burro fuso, mescolare di nuovo in modo da amalgamare tutti gli ingredienti e per far filare il formaggio.

Servire in tavola direttamente sul piatto di portata preparato.

 

 

 

Nota

La polenta è un antico alimento rustico di origine Italiana a base di farina di mais o altri cereali.

Pur essendo conosciuto nelle sue diverse varianti pressoché sull’intero suolo italiano, ha costituito, in passato, l’alimento di base della cucina povera in varie zone Settentrionali di:

Lombardia, Veneto, Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Trentino, Toscana, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, regioni nelle quali è piuttosto diffuso.

La polenta è tradizionalmente cucinata anche nelle zone di montagna di Umbria, Marche, Molise, Abruzzo e Lazio.

La polenta, con numerose varianti, è diffusa anche: in Ungheria (puliszka), Malta (tgħasida – storico), nei territori francesi della Savoia e della Contea di Nizza, della Guascogna (cruchade) e

della Linguadoca (milhàs),

in Svizzera, Croazia (palenta, žganci o pura), Slovenia (polenta o žganci),

Serbia (palenta), Romania (mămăligă), Bulgaria (kačmak), Georgia (ghomi), Albania

(harapash), Corsica (pulenta o pulenda), Argentina e Uruguay (polenta),

Brasile (polenta), Ucraina (culeša), Marocco tra le tribù berbere (“tarwasht”), Venezuela, Cile e Messico.

La polenta viene prodotta cuocendo a lungo un ammasso semi-liquido costituito da un impasto di acqua e farina (solitamente a grana grossa) di cereale. La più comune in Europa è quella a base di mais, detto granoturco, cioè la classica “polenta gialla”. Questa si versa a pioggia nell’acqua bollente e salata, in un paiolo (tradizionalmente di rame), e si rimesta continuamente con un bastone di legno di nocciolo per almeno un’ora.

La farina da polenta è solitamente macinata a pietra (“bramata”) più o meno finemente a seconda della tradizione della regione di produzione. In genere la polenta pronta viene presentata in tavola su un’asse circolare coperta da un canovaccio e viene servita, a seconda della sua consistenza, con un cucchiaio, tagliata a fette, con un coltello di legno o con un filo di cotone, dal basso verso l’alto.

Il termine polenta deriva dal latino puls, una specie di polenta di farro (in latino far da cui deriva “farina”) che costituiva la base della dieta delle antiche popolazioni Italiche. I greci invece usavano solitamente l’orzo. Ovviamente, prima dell’introduzione del mais (dopo la scoperta dell’America), la polenta veniva prodotta esclusivamente con vari altri cereali come, oltre ai già citati orzo e farro, la segale, il miglio, il grano saraceno e anche il frumento, in misura minore, soprattutto in zone montane, si usano farine di castagne e di fagioli, dando origine a un impasto più dolce. Le polente prodotte con tali cereali sono più rare, specie in Europa.

La polenta si accompagna molto bene al burro, ai formaggi molli e ai piatti che contengono molto sugo, in generale carni in umido.

La polenta fritta è un primo piatto a base di polenta diffuso in Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia. A Napoli, Foggia, Bari e Messina i triangolini o rettangoli di polenta fritta sono detti Scagliozzi o scagliuozzi e sono venduti nelle friggitorie. Si tratta di un piatto tipico della cucina povera barese e messinese. In Veneto la polenta viene fritta, salata e tradizionalmente consumata come snack.

La polenta e salsiccia è un piatto diffuso con numerose varianti in numerose regioni italiane ed è già attestato dall’Artusi che lo proponeva in una particolare versione con polenta tenera di farina di grano turco e salsiccia in tegame con sugo, conserva di pomodoro e parmigiano.

La polenta si può arricchire con dei formaggi semiduri o molli come la fontina, la toma, il latteria, l’emmental, l’asiago, il bitto, il montasio ecc. ed il parmigiano grattugiato.

5 minuti prima del termine della cottura della polenta, salarla ed aggiungere i formaggi tagliati a pezzetti e mescolare fino al termine cottura in modo da scioglierli.

 

Cestini di polenta con salsiccia, funghi e toma

Toma piemontese

 

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