Rotelle di Crema Fritta
Le Rotelle di Crema Fritta sono un buon dessert da proporre in un pranzo o cena con amici o per merenda per i più piccini.
Per le Rotelle di Crema Fritta
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina,
l’arancia, grattugiare la scorza e tenere da parte.
In un piatto fondo mettere il pangrattato
e tenere da parte.
In un piatto fondo mettere 1 uovo sbatterlo con 1 pizzico di sale
e tenere da parte.
In una pentola mettere il latte, 1 pizzico di sale, la farina,
2 uova e mescolare con un cucchiaio al silicone per 10 minuti,
a fiamma bassa.
Aggiungere lo zucchero, la scorza di arancia grattugiata,
mescolare bene e cuocere ancora per 3 minuti.
Togliere dal fuoco, aggiungere i 2 tuorli e mescolare bene.
Sul piano di lavoro stendere il composto appena preparato allo spessore di 1 cm,
meglio se il piano di lavoro fosse di marmo leggermente inumidito e far raffreddare.
Tagliare il composto a cerchi, utilizzando un coppapasta del diametro di 6 cm.
Passare le rotelle nell’uovo poi nel pangrattato in ogni loro parte.
In una padella antiaderente capiente mettere a scaldare a fuoco vivace l’olio di arachidi.
Mettere le rotelle a dorare in ogni loro parte poche per volta.
Con un mestolo forato togliere dalla padella le rotelle
e depositarle su carte assorbente da cucina per far rilasciare l’olio in eccesso.
Depositarle su di un piatto da portata caldo
e cospargerle con lo zucchero a velo.
Servire in tavola su piatto di portata
o ad ogni commensale su piatto individuale.
Nota
Le Rotelle di Crema Fritta, per servire un dessert più completo, si possono accompagnare con 2 palline di gelato alla crema.
La farina alimentare (dal latino farīna, derivato da far «farro») è il prodotto della macinazione dei frutti secchi o dei semi di varie piante: si ha farina di grano, di mais, di orzo, di farro, di riso, di avena, di segale, di castagne, di ceci, di mandorle, di grano saraceno. Comunemente però indichiamo col nome di farina, senza specificarne l’origine, quella ottenuta dal grano tenero (Triticum aestivum) e usata per la panificazione, in pasticceria e in cucina. La farina di grano duro, usata per la panificazione e la produzione di pasta alimentare, prende il nome di “semola”.
Una “farina” è un prodotto macinato fine; alla vista non sono distinguibili i singoli frammenti e al tatto risulta come una polvere impalpabile, come il talco o la polvere di cacao.
La farina 00 è quella più raffinata e priva di particelle di crusca e cruschello.
La farina integrale è quella con la più alta percentuale di cruschello e crusca, la legge italiana impone dei limiti che sono 1,3%-1,7% di presenza di ceneri (nella tabella qui sotto il valore delle ceneri corrisponde al valore di sali minerali). Il grano tenero macinato veramente in modo integrale possiede mediamente una percentuale di ceneri (sali minerali) che varia dal 2 al 2,2%, quindi nella farina integrale normalmente commercializzata una parte della crusca è asportata.
La proprietà più importante della farina è il fattore di panificabilità (chiamato spesso “Forza”, cioè la capacità di resistere nell’arco del tempo alla lavorazione. La Forza della farina deriva dalla qualità del grano macinato per produrla, quindi dal suo contenuto proteico, in particolare di quello di unità proteiche insolubili in acqua gliadine e glutenine. Queste proteine semplici poste a contatto con l’acqua e grazie all’azione meccanica dell’impastare, formano un complesso proteico detto glutine, che costituisce la struttura portante dell’impasto. Si tratta di un complesso viscoelastico stabilizzato da legami di natura covalente (ponti di solfuro, etc.) e non (legami idrogeno, ionici, interazioni di tipo idrofobico, forze di Van der Waals, etc.) che trattiene sia i componenti dell’impasto, microrganismi compresi, sia i gas, metaboliti secondari ecc. che si sviluppano all’interno nella struttura.
Le farine in commercio al dettaglio hanno un fattore di panificabilità variabile. Solitamente quella delle farine 0 e 00 generiche si aggira sul W 150, quella delle 00 specifiche per prodotti non lievitati (creme, torte a lievitazione chimica come il plum-cake, biscotti, crostate) dal W 80 al W 150, quella delle 00 e 0 specifiche per pizza dal W 200 al W 280, quella delle 00 specifiche per dolci lievitati intorno al W 300. Le farine chiamate manitoba portano il nome della provincia del Manitoba (Canada) di cui è originario il grano con cui sono prodotte; attualmente questa varietà è coltivata in tutto il mondo. La farina manitoba presenta un alto contenuto proteico e conseguentemente una maggiore capacità di assorbimento dei liquidi, maggiore elasticità e resistenza, comunque queste proprietà non implicano un maggior valore del fattore di panificabilità (forza) per cui non è detto che le farine manitoba siano più forti di altre varietà.
Le confezioni per uso domestico oramai indicano spesso sia il valore W della farina sia la composizione del prodotto. Se non è presente il valore di W, una qualche indicazione è data dal contenuto proteico. Quest’ultimo è sempre dichiarato ed è espresso in grammi e in percentuale nella tabella dei valori nutrizionali. Una farina 00 standard ne contiene ca. 9,5 g, una manitoba ca. 12,5. Più è alto il contenuto proteico, più la farina è da ritenersi forte e più lungo è il tempo minimo richiesto per la lievitazione.