Seppie ripiene alla moda di Lerici
Le Seppie ripiene alla moda di Lerici sono uno sfizioso secondo piatto, tipico della cucina ligure, semplice da preparare e dal sapore prelibato.
Un gustoso secondo piatto di mare,
facile da preparare e gradito a tutti.
Per le Seppie ripiene alla moda di Lerici
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina,
le foglie di prezzemolo, tritarle e tenere da parte.
Su di un tagliere,
tritare il bologna e tenere da parte.
Pelare, tritare l’aglio
e tenere da parte.
Tritare il pane metterlo in una ciotola con il latte,
bagnarlo bene e strizzarlo.
In una ciotola mettere il prezzemolo e 2 spicchi di aglio tritati,
il pane strizzato ed il bologna tritato,
aggiungere l’uovo sbattuto, il pangrattato,
il grana o pecorino, il sale ed il pepe.
Mescolare bene e tenere da parte.
Lavare, pulire, asciugare con carta assorbente da cucina,
le seppie e riempirle con l’impasto preparato,
chiuderle usando un ago per lana e filo.
Mettere i 5 spicchi di aglio tritati rimasti
e farli soffriggere in una padella antiaderente con olio evo,
aggiungere la polpa di pomodoro.
A bollitura del sugo immergere le seppie ripiene per 30 o 40 minuti,
aggiungere sale, se necessario.
Servire in tavola su piatto di portata
o ad ogni commensale su piatto individuale.
Nota
Nel sugo si possono aggiungere 2 o 3 scampi,
cicale, gamberoni e cozze.
Servire con crostini di pane o bruschette abbrustolite.
Le Seppie ripiene alla moda di Lerici sono uno sfizioso secondo piatto,
tipico della cucina ligure, semplice da preparare e dal sapore prelibato.
Gustoso secondo piatto di mare,
facile da preparare e gradito a tutti.
Le seppie o Sepiidae
sono una famiglia di molluschi cefalopodi marini diffusi nelle acque tropicali-temperate.
Presentano 10 appendici circumorali retrattili:
8 braccia di pari lunghezza e 2 lunghe appendici dotate di ventose denticolate,
adibite alla difesa e spesso alla riproduzione.
L’animale presenta anche occhi sporgenti con una pupilla molto sviluppata e a forma di W.
Le specie di dimensioni maggiori non superano i 50 cm,
e possono raggiungere i 12 kg di peso.
Presentano una conchiglia interna detta “osso di seppia”
e una sacca per l’inchiostro, posta in prossimità dell’ano,
che viene espulso quando la seppia si sente minacciata.
Possiedono una spiccata capacità mimetica,
e possono cambiare il proprio colore,
grazie alla presenza nel derma di una ricca rete di cromatofori,
dal marrone al nero, dal giallo al rosso.
Alcune specie sono dotate di bioluminescenza.
Si nutrono di granchi, piccoli pesci, gamberetti,
vermi acquatici, piccoli polpi e altri molluschi.
Vengono generalmente predate da delfini,
squali, grandi pesci, foche e altre seppie.
Le uova, di colore scuro, vengono deposte in grappoli,
e vengono comunemente dette “uva di mare”
Le specie della famiglia Sepiidae hanno una distribuzione tropicale-temperata,
con un inusuale pattern biogeografico:
sono infatti presenti tanto sulle coste occidentali del Pacifico
che su quelle orientale dell’Atlantico,
nonché nel Mediterraneo, ma sono assenti su entrambi i versanti costieri delle Americhe.
Sono organismi bentonici, cioè che vivono nei fondali.
Si possono trovare facilmente sia su fondali sabbiosi che su quelli rocciosi;
prediligono in genere le basse profondità della piattaforma continentale,
ma sono state segnalate sino a 600 m.
Il nero di seppia è il liquido scuro secreto dalle seppie;
per estensione si può intendere il liquido secreto dalle ghiandole di altri cefalopodi come il polpo,
il calamaro ecc. In passato lo si usava come inchiostro,
oggi è usato in cucina.
Si usa prettamente come condimento,
nella cucina italiana è adoperato prevalentemente per i primi piatti a base di pasta
in particolare nella cucina siciliana e per il risotto al nero di seppia nelle cucine veneziana e toscana.
Quest’ultimo piatto è tipico anche delle cucine catalana
(arròz negro) e croata (crni riżot).
Il nero di seppia una volta estratto va poi conservato in ambiente refrigerato.
https://ricettiamo.info/seppie-ripiene-ricetta-di-lerici-del-2005/