Sugo ai quattro formaggi
Il Sugo ai quattro formaggi è uno dei classici della cucina tradizionale italiana. Il Sugo ai quattro formaggi è per un primo piatto facile, molto rapido e di sicura riuscita.
Per il Sugo ai quattro formaggi disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Grattugiare metà del parmigiano e tenere da parte.
Su di un tagliere con un coltello ben affilato, tagliare a dadini la mozzarella, l’edamer, il gruviera e l’altra metà del parmigiano.
In una padella antiaderente capiente, mettere a sciogliere il burro ed i formaggi tagliati a dadini a fiamma molto bassa.
Mescolare sempre in modo da ottenere un composto liscio ed omogeneo.
Scolare la pasta, versarla in padella con i formaggi ed amalgamarla bene.
Servire spolverando con l’altra metà di parmigiano grattugiato.
Utilizzare il sugo per la pasta, per gli gnocchi, per il risotto, per la pizza e per tutte le preparazioni per cui necessiti il sugo o lo si voglia utilizzare.
Nota
Si possono utilizzare i formaggi che si preferiscono, però bisogna fare attenzione alla proporzione ed al bilanciamento dei sapori. Rispettare le grammature della ricetta della quale valgono multipli e sottomultipli.
E’ anche un modo per utilizzare dei pezzi formaggio avanzati.
La pasta ideale per questo sugo sono le penne, ma anche gli spaghetti, le tagliatelle, i tagliolini ecc.
Il Sugo ai quattro formaggi è ideale per una cena improvvisata o un pranzo veloce. Il Sugo ai quattro formaggi è la ricetta classica che rende ogni tipo di pasta ancora più golosa. Il Sugo ai quattro formaggi è un condimento molto delicato con cui condire ogni tipo di pasta.
La mozzarella è un latticino a pasta filata originario dell’Italia Meridionale prodotta da secoli anche nel Centro Italia, oggi la sua produzione è diffusa in vari paesi del mondo.
Viene preparata con latte bufalino oppure con latte vaccino, assumendo per legge le seguenti denominazioni.
“Mozzarella di bufala campana”: indica la mozzarella di latte bufalino a denominazione di origine protetta – fino al 1996 era la sola a poter essere chiamata semplicemente “mozzarella”.
“Mozzarella (nome marca) di latte di bufala”: indica la mozzarella di latte bufalino che non ha la denominazione di origine protetta.
“Mozzarella” (senza ulteriori specificazioni) o “mozzarella di latte vaccino” o “fior di latte”: indicano la mozzarella di latte vaccino.
“Mozzarella di bufala” e “Mozzarella bufalina” sono denominazioni non consentite dalla legge.
La mozzarella deve il suo nome all’operazione di mozzatura compiuta per separare dall’impasto i singoli pezzi durante la lavorazione artigianale, come testimonia anche la sua antica denominazione: mozza.
Le origini della mozzarella si perdono nel tempo e gli autori non sono d’accordo sull’epoca in cui fu inventato questo latticinio (più comunemente, ma meno correttamente, detto latticino); certamente esso ha una lunga storia. La mozzarella, a causa della necessità di essere consumata freschissima, sino all’avvento delle ferrovie era prodotta in piccole quantità ed era consumata esclusivamente nei pressi dei luoghi di produzione. Nei ricettari di epoca medioevale, tra i latticini più citati ci sono invece le provature, maggiormente conservabili della mozzarella, e dunque più facilmente commerciabili.
Oltre che da solo latte di bufala o solo latte vaccino, questo latticinio si può ricavare anche da latte misto ossia miscelato: in questo caso, i produttori sono tenuti a specificare le varie percentuali di latte bufalino e vaccino contenute adeguandosi alla legge che impone di apporre sull’etichetta il solo nome generico mozzarella, seguito dalla lista degli ingredienti.
Altre qualità sono quelle di solo latte pecorino e solo latte caprino la variante pecorina è tradizionalmente preparata in certe zone, mentre quella caprina è di origine recente. Esiste anche la variante definita da pizza che è riconosciuta da una norma legale; deve contenere meno acqua e grasso: 15-20% contro il 20-25% di quella da tavola.
La mozzarella è prodotta nelle tipiche forme tonde e sferoidali più o meno appiattite, in varie pezzature, ossia dal bocconcino di 80-100 grammi alle forme da mezzo chilo e più: certi pezzi da latte bufalino arrivano a 5 chili; altre forme sono quella a treccia e, recentemente, a rotolo; esiste anche in versione affumicata. Di produzione esclusivamente industriale, è la pezzatura a ciliegina. In Molise(in particolare a Bojano) ed in Puglia viene prodotta anche nelle tipiche forme a fiaschetto.
La mozzarella viene consumata soprattutto al naturale; a volte è accompagnata da prosciutto crudo, altre volte condita con olio o utilizzata in insalate: tipica la caprese, con pomodori, origano, basilico e olio evo.
La mozzarella è inoltre molto usata su pizze, calzoni, panzerotti, cresce e in moltissime altre ricette, tradizionali come le melanzane alla parmigiana e la mozzarella in carrozza, o anche innovative, come le mozzarelline impanate e fritte.
Per produrre la tradizionale Pizza Napoletana SGT bisogna utilizzare, secondo il disciplinare, esclusivamente la mozzarella STG o il fior di latte Appennino meridionale (per la “Pizza Napoletana Margherita” STG) oppure la mozzarella di bufala campana DOP (per la “Pizza Napoletana Margherita Extra” STG) tagliata a listelli.