Artiglio del diavolo – Harpagophytum procumbens
Artiglio del diavolo - Harpagophytum procumbens

Harpagophytum procumbens (Burch.) DC. ex Meisn.,1840, chiamato anche volgarmente artiglio del diavolo, è una pianta erbacea perenne della famigliadelle Pedaliacee, presente nell’Africa del Sud, nelle aree di savana e del deserto Kalahari. È ampiamente usato nella medicina tradizionale africana.
Descrizione
I fiori sono rosso-violetto.
Le radici presentano un corredo di uncini che hanno valso alla pianta il suo nome popolare:[1] gli animali e i roditori possono rimanere impigliati nelle radici e morire di fame.
Usi terapeutici
L’efficacia anti-reumatica e anti-infiammatoria degli Harpagosidi (principi attivi della radice)[1] è paragonabile a quella degli antinfiammatori di sintesi. È coadiuvante per artrite reumatoide,reumatismo infiammatorio, tendiniti, contusioni, dolori di schiena, sciatica, e simili. Molto efficace contro il torcicollo e altre infiammazioni muscolari.
La radice dell’artiglio del diavolo, di cui si usa l’estratto secco, favorisce anche l’eliminazione dell’acido urico e a questo titolo è efficace nel trattamento della gotta, specie se associato a preparati di frassino, che hanno una componente antinfiammatoria.
È indicato per ridurre la presenza di cortisonici utilizzati per i reumatismi.[2]
Cenni storici
Alle popolazioni africane i suoi effetti sono noti da secoli; le sue radici erano utilizzate daboscimani, ottentotti e popoli bantu per curare le ferite e lenire i dolori articolari. Gli venivano inoltre attribuite proprietà digestive e terapeutici per problemi gastrointestinali. In Europa queste qualità iniziarono a essere studiate solo nei primi del Novecento; fu dapprima usato come amaro tonico nei casi di indigestione e solo successivamente furono confermate le sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche.
Note “Farmacia al naturale”, di Barbara Ricciardi, pubbl. su Sapere&Salute, anno 8, febbraio 2003, num.42, pag.18-19
1. “Le piante medicinali”, di Roberto Michele Suozzi, Newton&Compton, Roma, 1994, pag.64
L’artiglio del diavolo è una pianta originaria del Sud Africa. Questo nome particolare deriva dai piccoli uncini presenti sul frutto della pianta.
I componenti attivi delll’ artiglio del diavolo sembrano essere gli arpagosidi, che si trovano nella radice secondaria
L’artiglio del diavolo proviene in maggior parte dalla Namibia e in minima parte anche dal Sud Africa e dal Botswana.
L’artiglio del diavolo è stato utilizzato per secoli in Africa per curare la febbre, i l’artrite reumatoide, pancreas, stomaco e intestino.
Nei primi del ‘900, con l’occupazione della Namibia da parte dei tedeschi, l’artiglio del diavolo è stato importato in Europa.
Viene anche utilizzato per migliorare la digestione, poiché si dice che il sapore amaro del te all’artiglio del diavolo stimoli i succhi gastrici.
Impiego tradizoinale dell’artiglio del diavolo
– Mal di schiena
– Dolori al collo
– Artrite reumatoide
– Artrite ossea
– Tendinite
Per questo motivo, stando ad uno studio riportato sulla rivista di Etnofarmacologia, la vendita dell’artiglio del diavolo in Germania è stata stimata sui 30 milioni di euro nel 2001, e pare rappresenti il 74% delle prescrizione mediche per reumatismi.
Ricerche sull’artiglio del diavolo
Una ricerca tedesca ha esaminato l’uso dell’artiglio del diavolo per dolori e tensioni muscolari alla schiena al collo e alle spalle.
Nelle 4 settimane di studio 31 persone hanno assunto 480 mg per due volte al giorno e 32 hanno assunto un placebo. I risultati hanno dimostrato che c’è stata una significativa riduzione del dolore nelle persone che avevano assunto l’artiglio del diavolo
Uno studio pubblicato nella rivista di Reumatologia faceva un confronto fra l’artiglio del diavolo e l’anti infiammatorio Vioxx (non più in vendita) per 6 settimane in 79 pazienti. L’artiglio del diavolo è stato più efficace dell’antinfiammatorio nella riduzione del dolore.
In una rivista Europea di Anestesiologia una ricerca di 4 settimane ha coinvolto 197 persone con mal di schiena con alto livello di dolore percepito. Ad alcune di queste persone è stato somministrato una dose di arpagosidi (artiglio del diavolo) ad altre solo un placebo. Le persone che hanno assunto l’artiglio del diavolo hanno avuto riduzione del dolore.
L’artiglio del diavolo sembra dunque avere gli stessi effetti delle medicine anti-infiammatorie e produce cambiamenti anche nelle leucotrine, un gruppo di molecole coinvolte nei dolori infiammatori
Metodi comuni d’assunzione
L’artiglio del diavolo si trova in capsule, tintura e in bustine da te
Per infiammazioni e dolori è assunto nella forma di capsule. Sulla base delle ricerche effettuate, la dose giornaliera di artiglio del diavolo deve fornire almeno dai 25mg ai 50mg di arpagosidi al giorno. Nell’esatrtto secco lo si trova indicato sulle confezioni.
Indicazioni
L’artiglio del diavolo non deve essere utilizzato in presenza di ulcere gastriche o duodenali.
Le persone con diabete o che stanno assumendo medicinali che interferiscono con gli zuccheri nel sangue devono usare l’artiglio del diavolo solo sotto la supervisione di medici specializzati.
L’artiglio del diavolo non deve essere utilizzato in gravidanza o in caso di sospetta tale, poichè potrebbe dare contrazioni uterine.
Possibile interazione con medicinali
Non noto
Effetti collaterali
L’artiglio del diavolo potrebbe dare reazioni allergiche Alcuni studi hanno riportato nausea, sensazione di pienezza, aritmia e glucosio nel sangue.
Una pianta dalle straordinarie proprietà antinfiammatorie, analgesiche e antiartritiche. È anche un ottimo disintossicante e ipotensivo dell’apparato cardiovascolare.
L’Artiglio del diavolo è una pianta dell’Africa Sud-Occidentale, diffusa soprattutto nel deserto del Kalahari, nella Namibia, nel Botwana e nel Madagascar. Deve il suo curioso nome alla particolarità della sua forma: il nome latino Harpagophytum procumbens sta a indicare le escrescenze che snodandosi dal frutto ovoidale sono riccamente uncinate. Questi robusti artigli spesso si attaccano alle zampe degli animali, che possono rimanere imbrigliati e bloccati procurandosi importanti ferite se non addirittura la morte; e di conseguenza diventa facile capire l’origine del nome volgare.
Amante dei suoli ricchi di ossido di ferro delle savane semidesertiche, l’Artiglio del diavolo si presenta come una piccola piantina in superficie, mentre nel terreno nasconde la parte terapeuticamente più interessante e più estesa: dalla grossa radice centrale dipartono lunghe radici laterali con piccoli tuberi che possono ricoprire grandi spazi alla ricerca di acqua.
Nella medicina popolare da sempre si usa la radice per varie problematiche infiammatorie. Le popolazioni locali come i Bantu, i Khoikhoin e le tribù Boscimani lo utilizzano nelle infiammazioni articolari – uso confermato nella moderna fitoterapia – contro la febbre, nelle problematiche del parto, come analgesico e digestivo; viene applicato come lenitivo anche su piaghe e ulcere.
L’Harpagophytum venne scoperto nei primi anni del ’900 e solo negli anni ’50 diventò oggetto di studi approfonditi. Ciò che desta la curiosità dei ricercatori di quel periodo è la presenza nella pianta di una sostanza molto interessante come antinfiammatorio, conosciuta fino a quel momento solo come componente animale. Infatti nel 1958 gli studi del professor Zorn dell’Istituto Friedrich-Schiller di Iena, dimostrano quanto l’Artiglio del diavolo sia ricco di iridoidi, quei principi attivi presenti in grande quantità nel veleno delle formiche Iridomirnez da cui prendono il nome. Non a caso nella medicina omeopatica il veleno di formica e di ape si utilizzano proprio come antinfiammatori….