Colchicum o Colchico è un genere di piante(Liliaceae o Colchicaceae) molto comune in Italia. Da non confondere con un altro genere simile nella nomenclatura, il Crocus.
Attenzione è una pianta velenosissima, talvolta confusa con aglio selvatico o con insalata selvatica, ha sapore molto gradevole, ma le sue tossine sono mortali e non esiste antidoto. Nel dubbio evitate qualsiasi contatto, anche topico.
Il Colchicum tra storia e leggenda [modifica]
Questa tipologia floreale, nota come la Freddolina, è stata spesso oggetto di numerose tradizioni orali diffuse nelle Dolomiti e nella lontana Colchide sul Mar Nero.
Le saghe di origine nordica vogliono derivi da frammenti di una preziosissima gemma denominata Ametista Fiammante, contesa da due popoli di Geni dell’Alpe.
Esausta della guerra, una principessa, figlia di uno dei re che si scontravano, fece cadere la gemma in una valle e la stessa si frantumò e si trasformò in fiori violacei, come il suo colore. Una cosa particolare, come nota Tullia Rizzotti, è che le Dolomiti presentano veramente l’ametista.
Colchicum autumnalem in medicina
È la specie più nota. Si utilizzano di questa pianta il bulbo, i semi, ed i fiori; queste parti contengono amido, zucchero, gomma, resina e due alcaloidi velenosissimi: la colchicina e la colchiceina; solo la prima ha trovato impiego in dosi basse (0,5-1 mg). Di tali aspetti velenosi ne danno testimonianza i due scritti di Dioscoride di Anazarbe e Nicandro di Colofone, rispettivamente nelle loro opere:De Medicinali
Materia e Georgiche.
I sei colchici italiani
In Italia esistono sei diverse specie spontanee[1]:
Colchicum autumnale
Colchicum alpinum
Colchicum cupanii
Colchicum lusitanum
Colchicum neapolitanum
Colchicum bivonae
Effetti collaterali
Si sono riscontrati casi di cefalea, vomito, diarrea, convulsioni e fenomeni asfittici. Per quanto riguarda il suo meccanismo d’azione mentre rallenta le ossidazioni, inibisce il cumulo delle scorie. Utilizzato prevalentemente contro la gotta, trova applicazione comeanalgesico e colagogo e come antimitotico. È assorbito lentamente dall’organismo.
Altre specie
Il genere comprende una settantina di specie tra le quali:
Colchicum autumnale
Colchicum speciosum
Colchicum album
Colchicum corsicum
Colchicum agrippinum
Colchicum byzantinum
Colchicum bornmuelleri
Colchicum cilicicum
Colchicum laetum
Colchicum gonarei
Bibliografia
Rizzotti Tullia, Sboccia un bouquet nel prato, in Gardenia, n° 54, ottobre 1988, pp. 38-45.
voce Colchico, in Grande Enciclopedia Medica Curcio, Roma, Curcio editore, 1973.
Colchicum autumnale
Il Colchico d’autunno(nome scientificoColchicum autumnale -Carl von Linné, 1753) è una piccola pianta erbacea autunnale dai vistosi fiori color rosa-violetto appartenente alla famiglia delle Colchicaceae.
Sistematica
Il genere Colchicum si compone di circa 60 specie soprattutto del Vecchio Mondo, mezza dozzina delle quali vivono spontaneamente in Italia. La famiglia delle Colchicaceae è poco numerosa e comprende 19 generi con circa 225 specie[1].
La classificazione tassonomica del genere di questa scheda è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa apparteneva alla famigliadelle Liliaceae (secondo la classificazione ormai classica diCronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stata assegnata alla famigliadelle Colchicaceae [2]. In testi ancor meno aggiornati si può trovare, come famiglia, la nomenclatura “Cigliaceae”.
Variabilità
Nell’elenco che segue sono indicate alcune varietà e sottospecie(l’elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):
Colchicum autumnale L. fo. bulgaricum (Velen.) Domin (1909)
Colchicum autumnale L. fo. macropetala M.Gajic (1977)
Colchicum autumnale L. fo. milosi M.Gajic (1977)
Colchicum autumnale L. fo. pannonicum (Griseb. & Schenk) Domin (1909)
Colchicum autumnale L. fo. radei M.Gajic (1977)
Colchicum autumnale L. fo. transsilvanicum (Schur) Domin (1909)
Colchicum autumnale L. proles vernale (Hoffm.) Rouy (1910)
Colchicum autumnale L. subsp. algeriense Batt. (1895)
Colchicum autumnale L. subsp. autumnale
Colchicum autumnale L. subsp. pannonicum A. Gr.
Colchicum autumnale L. subsp. pannonicum (Griseb. & Schenk) Nyman (1882)
Colchicum autumnale L. subsp. vernum (Reichard) Nyman (1890)
Colchicum autumnale L. var. algeriense (Batt.) Batt. & Trab. (1905)
Colchicum autumnale L. var. bivonae (Guss.) Fiori (1923)
Colchicum autumnale L. var. bulgaricum (Velen.) Stoj. & Stef. (1925)
Colchicum autumnale L. var. castrovillarense N.Terrac. (1891)
Colchicum autumnale L. var. corsicum (Baker) Fiori (1923)
Colchicum autumnale L. var. elatius Simonk. (1906)
Colchicum autumnale L. var. fritillatum Samp. (1910)
Colchicum autumnale L. var. gibraltaricum Kelaart (1946)
Colchicum autumnale L. var. kochii (Parl.) Fiori (1923)
Colchicum autumnale L. var. lucanum N.Terrac. (1873)
Colchicum autumnale L. var. multiflorum (Brot.) Samp. (1947)
Colchicum autumnale L. var. neapolitanum Ten. (1825)
Colchicum autumnale L. var. pannonicum (Griseb. & Schenk) Baker (1879)
Colchicum autumnale L. var. provinciale (H.Loret) Fiori (1923)
Colchicum autumnale L. var. speciosissimum Bubela (1884)
Colchicum autumnale L. var. tenorei (Parl.) Fiori (1894)
Colchicum autumnale L. var. todaroi (Parl.) Fiori (1894)
Colchicum autumnale L. var. transsilvanicum (Schur) Nyman (1882)
Colchicum autumnale L. var. variopictum (Janka) Fiori (1923)
Colchicum autumnale L. var. vernale (Hoffm.) Nyman (1882)
Colchicum autumnale L. var. vernum Reichard (1779)
Colchicum autumnale L. var. viridiflorum Opiz (1852)
Sinonimi
La specie di questa scheda ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L’elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Colchicum autumnale Salisb., non L. (sinonimo = Colchicum neapolitanum (Ten.) Ten. )
Colchicum bisignanii Ten. ex Janka
Colchicum bulgaricum Velen. (1901)
Colchicum commune Neck. (1768)
Colchicum haynaldii Heuff. (1858)
Colchicum multiflorum Brot.
Colchicum pannonicum Griseb. & Schenk (1852)
Colchicum patens F.W. Schultz (1826)
Colchicum polyanthon Ker Gawl. (1807)
Colchicum praecox Spenn. (1825)
Colchicum transsilvanicum Schur (1866)
Colchicum vernale Hoffm. (1791)
Colchicum vernum Kunth
Colchicum vranjanum Adamovic ex Stef.
Specie simili
Tutte le specie del genere Colchicum sono molto simili tra di loro. Qui ne elenchiamo alcune:
Colchicum alpinum Lam. & DC. – Colchico minore: la superficie interna dei tepali è solcata da diverse linee longitudinali più scure.
Colchicum bivonae Guss. – Colchico di Bivona: le foglie sono più numerose, le antere sono arancioni e inoltre si trova solo al sud e nelle isole.
Colchicum lusitanum Brot. – Colchico portoghese: le foglie sono più strette e il colore dei tepali è più marcato.
Colchicum neapolitanum Ten. – Colchico napoletano: il bulbo è più piccolo e le foglie più lineari.
Va inoltre ricordata una certa somiglianza con le specie del genereCrocus, che però appartengono ad un’altra famiglia (Iridaceae), inoltre fioriscono in prevalenza in primavera e l’androceo è formato da tre stami.
Etimologia
Per merito della sua fioritura anomala (in autunno) e quindi facilmente individuabile, il ”Colchico” è una pianta conosciuta fin dai tempi più antichi. In effetti il termine colchicum (in greco antico =kolchikòn) etimologicamente è posta in relazione all’antica Colchide(un regno affacciato sul Mar Nero nell’Asia Caucasica). Questo nome lo si trova già nei trattati di medicina di Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa – 90 circa) che fu un medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell’imperatore Nerone e Galeno di Pergamo (129 – 216) che è stato un medico greco antico ellenista. Nome che venne ripreso per la prima volta in tempi moderni dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (5 giugno1656—28 dicembre 1708) e consolidato definitamente come genere nel 1737 da Linneo[3].
Il nome specifico (autumnale) fa ovviamente riferimento al periodo di fioritura.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Colchicum autumnale) è stato proposto da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
In lingua tedesca questa pianta si chiama Herbstzeitlose; infrancese si chiama Colchique d’automne; in inglese si chiamaMeadow Saffron oppure Autumn crocus.
Morfologia
Descrizione delle parti della pianta
Il portamento
Località: Melere, Trichiana (BL), 843 m s.l.m. – 25/10/2008
Il Colchicum autumnale è una pianta bulbosa eglabra la cui altezza varia da 10 a 40 cm (minimo 5 cm). La forma biologica è geofita bulbosa (G bulb), ossia è una pianta perenne erbacea che porta le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei come unbulbi, organi di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori.
Radici
Il bulbo
Le radici sono fibrose (di tipo fascicolato) ed escono lateralmente da un bulbo-tubero oblungo(piriforme o ellissoide) posto molto profondamente nel terreno (10 – 15 cm). In realtà è più precisamente untubero che ha una consistenza solida avvolto in tuniche secche di colore brunastro (i resti dei tuberi degli anni precedenti). Inferiormente, in uno dei suoi lati è presente un caratteristico prolungamento. Questo tubero in tarda estate (o inizio dell’autunno) forma il germoglio fiorale dal quale poi si formerà il fiore vero e proprio, lasciando alla primavera successiva il compito di emettere le foglie con il frutto; nello stesso tempo si formerà un nuovo tubero da un internodo basale. Dimensione deltubero: diametro 3 cm; altezza 4 – 7 cm.
Fusto
Il fusto praticamente è assente: le foglie e i fiori crescono direttamente dal tubero radicale (il tubero può essere considerata la parte ipogea del fusto).
Foglie
Le foglie sono radicali, abbraccianti ed erette. L’inserimento della foglia nel tubero è spiralato ed embricato. La forma è lanceolato-acuta a portamento ondulato con numerosi nervi disposti longitudinalmente rispetto alla foglia e quindi paralleli. Il colore è verde intenso su entrambe le facce e la consistenza è piuttosto carnosa. Le foglie più grandi sono larghe 4 – 7 cm e lunghe da 15 a 26 cm (quindi 3 – 5 volte più lunghe che larghe).
Infiorescenza
L’infiorescenza è formata normalmente da un solo grande fiore con alla base una lunga porzione di tubo sottile che all’apice si espande in sei segmenti. Altri fiori (fino a 7 – normalmente da 1 a 3) possono germogliare da uno stesso bulbo ma in tempi successivi. Questainfiorescenza è priva di foglie (che spunteranno nella primavera successiva). Il tubo è sempre bianco (quasi incolore) indipendente dal colore del perigonio, mentre la forma del fiore è quella di un stretto calice allungato che presto sfiorisce e si apre a ventaglio. Alla base del fiore è presente una spata ialina (di consistenza cartacea),mucronata, i cui margini sono allargati in ali membranose e avvolge il fiore per 1 – 3 cm. Lunghezza del tubo del perigonio: 10 – 20 cm.
Fiore
I fiori
Località: Pranolz, Trichiana (BL), 733 m s.l.m. – 28/09/2008
I fiori sono ermafroditi,attinomorfi, penta-ciclici (ossia sono formati da cinque verticillisovrapposti: perigonio con due verticilli di 3 tepaliciascuno, androceo con due verticilli di stamiciascuno e nella zona più centrale l’ultimo verticillo, il gineceo), trimeri (ogniverticillo è composto da tre elementi). Larghezza del fiore 30 – 80 mm.
Formula fiorale:
* P 3+3, A 3+3, G (3) supero[4]
Perigonio: il perigonio è formato da sei tepali uguali (o scarsamente differenziati). Il colore varia dal bianco, al lilla rosato fino al purpureo (sono quindi tepaloidi, ossia simili ai petali per la loro funzione vessillifera). I tepali esterni sono larghi 9 – 13 mm.
Stami e stilo
Androceo: gli stamisono sei (3 + 3) inseriti internamente alperigonio. Tre sono più grandi, ma con filamenti più gracili. Leantere sono gialle. Lunghezza deifilamenti staminali: quelli più lunghi 15 mm; quelli più corti 10 mm. Lunghezza delle antere 5 mm.
Gineceo: l’ovario supero, formato da tre carpelli, è a tre logge con numerosi semi. Gli stili sono tre, liberi ed eretti dalla base in su ed emergono dagli stami. Gli stimmi sono allungati, clavati e ricurvi ad uncino; la consistenza è papillosa. Lunghezza degli stili20 – 25 mm. Dimensione dello stimma 2 – 2,5 mm.
Fioritura: il periodo di fioritura è agosto – ottobre; mentre le foglie vengono emesse in primavera (insieme alla fruttificazione).
Impollinazione: l’impollinazione è entomofila tramite api emosche. Il nettare si trova alla base dei tepali, in corrispondenza dell’inserimento degli stami.
Frutti
Il frutto
La fruttificazione avviene in maggio – giugno, ma è relativa alla fioritura dell’anno precedente. È una capsula setticida, ovato-oblunga e acuta all’apice che esce dalla terra insieme alle nuove foglie. I semi sono globosi e nerastri. La disseminazione di questisemi è favorita da alcune sostanze appiccicose presenti al loro esterno: in questo modo i semiaderiscono alle zampe degli animali di passaggio. Dimensione della capsula: larghezza 20 – 27 mm; lunghezza 34 – 55 mm.
Distribuzione e habitat
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Centro – Europeo.
Diffusione: sul suolo italiano questa pianta è comune al nord e rara sugli Appennini settentrionali. Fuori dall’Italia il ”Colchico autunnale” è comune nell’Europa centrale e meridionale (non è presente sulle Alpi Dinariche) come anche nell’Africasettentrionale e nel Caucaso.
Habitat: i terreni preferiti da queste piante sono quelli prativi (prati falciati), i pascoli ben irrorati da freschi ruscelli e le schiarite boschive. In genere queste piante vivono in colonie. Sui rilievi frequenta le praterie rase alpine e subalpine. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
Diffusione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 2100 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpino.
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale[5] :
Formazione : delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri
Classe : Molinio-Arrhenatheretea
Usi
Farmacia
Sostanze presenti: sono piante velenose in quanto contengono la colchicina, un alcaloide altamente tossico (tra i vari effetti impedisce la formazione del fuso mitotico nelle cellule e quindi favorisce la poliploidia) contenuto soprattutto nei semi della pianta, ma anche nel bulbo[1]. Se ingerito causa bruciore alla bocca, nausee, coliche, diarrea sanguinolenta, delirio e morte[3]A volte la sola manipolazioni del fiore può causare danni alla pelle[6]. Questa sostanza viene definita anche “arsenico vegetale”[7]. Oltre all’alcaloide descritto, queste piante contengono altre sostanze come colchicoside, grassi vari, gomme, resine, tannino, olio e acido gallico[8].
Proprietà curative: queste piante sono usate sia dalla medicina popolare che da quella moderna per le loro proprietàantitumorali[7], analgesiche (attenua il dolore), antipiretiche (abbassa la temperatura corporea), antigottose, emetiche (utile in caso di avvelenamento in quanto provoca il vomito) e altro ancora[3][8]. In passato si riteneva che il succo del bulbo del fiore, mescolato al salnitro, fosse utile per curare l’artrite e la gotta. La pianta veniva inoltre utilizzata nelle pratiche alchemiche, in quanto si riteneva che potesse aiutare a raggiungere l’etere.
Parti usate: i semi e i tuberi con i quali si possono fare degli estratti fluidi o delle tinture.
Giardinaggio
Facilmente questa pianta si trova nei giardini rustici o alpini per la delicata bellezza dei suoi fiori. È utilizzata anche per il periodo di fioritura: in autunno, quando la maggioranza dei fiori hanno già fatto il loro ciclo. Nelle versioni orticole (o cultivar) i fiori possono avere colorazioni diverse dalla specie spontanea, oppure possono essere screziati o anche a fiori doppi. Queste piante vanno messe in terreni abbastanza ricchi, soleggiati e non troppo asciutti. I bulbi dormienti resistono abbastanza bene anche a temperature di circa -20 °C e vanno messi a circa 7 – 10 cm in profondità nei mesi estivi (luglio). Si propagano attraverso il seme e richiedono mediamente 4 – 5 anni per raggiungere la maturità.[6].
Altri usi
I Zafferani falsi sono spesso impiegati in studi sperimentali di genetica agraria in quanto i processi che precedono la divisione dellacellula (processi “cariocinetici”), in queste piante, sono abnormi determinando spesso fenomeni di poliploidismo[3].
Cenni storici
Le proprietà e le qualità della pianta erano già note nell’antichità e nella antica medicina greca veniva indicata per curare l’artrite. Dagli inizi del Seicento, la pianta è iscritta alla farmacopea inglese.[7]
Galleria fotografica
Colchicum autumnale
Gföhlberg, Lower Austria – 19/09/2004.
Località: Valmorel, Limana (BL), 800 m s.l.m. – 23/09/2006
Pranolz, Trichiana (BL), 733 m s.l.m. – 28/09/2008
Colchicum autumnale
(Pianta Velenosa da non usare)*
Importante: i preparati galenici di questa monografia, sono riportati esclusivamente a titolo didattico o conoscitivo, poiché trattandosi di pianta molto velenosa, i suoi preparati sono di esclusiva competenza del farmacista (Adriano Sonnini)
Colchicum autumnale L. Nomi volgari: Colchico, Efemera, Zafferano matto, Giglio matto, Freddolina. — È una pianta erbacea perenne munita di un bulbo sferico-piriforme di colore rosso-nerastro avvolto da una tunica bruna. In autunno, dal bulbo nascono 1-7 fiori formati da un lungo tubo perigoniale, diviso in alto in sei lobi oblunghi-lanceolati di colore lilacino-porporino. Gli stami sono sei e gli stili tre, curvati in alto e più lunghi degli stami. A primavera si sviluppano le foglie e matura il frutto. Le foglie sono larghe, lanceolate lunghe 20-30 cm. Il frutto è una capsula ovale bislunga, contenente molti semi globosi, zegrinati.
Habitat — Cresce comunemente nei prati dal mare alla zona montana nella penisola e nelle isole. Fiorisce in settembre-ottobre.
Principi attivi — Tutta la pianta è fortemente tossica per la presenza dell’alcaloide colchicina. I bulbi contengono da 0,03 a 0,06 per cento di colchicina, inulina, tannino, gomma, resine, un olio grasso e circa il 20 per cento di amido e vengono raccolti in giugno-luglio, tempo in cui si ha il massimo tenore di principi attivi. Nei semi si trova da 0,20 a 0,40 per cento di colchicina, zucchero, tannino, acido gallico, olio fino, fitosterina, amido e sostanze albuminoidee.
Azioni — Il Colchico possiede una azione antigottosa, diuretica, antinevralgica, vermifuga, sedativa. È ritenuto rimedio sovrano contro la gotta. Si può impiegare solamente se le funzioni dei reni e dell’intestino sono buone. È buona regola interrompere la cura appena intervengano segni di intolleranza.
Modi d’impiego — La polvere del bulbo s’impiega come calmante alla dose di 5-10 cg e come diuretico e antigottoso alla dose di 10-40 cg. Si prepara un vino con 60 g di bulbi in un litro di vino a cui si aggiungono 60 g di alcool; si filtra accuratamente per carta e lo si amministra alla dose di 0,50-2 g in tisana. La polvere di semi si prende alla stessa dose della polvere di bulbo. Il vino medicato ottenuto con i semi (25 g in un litro di vino, più 20 g di alcool) si prescrive alla posologia di 1-3 g in tisana. La tintura si consiglia alla dose di 30-90 gocce e serve anche per uso esterno per frizioni.
Tratto da: Piante medicinali e velenose della flora italiana
Edizioni artistiche Maestretti – Istituto Geografico De Agostini Novara